Ambiente

Xylella, troppa burocrazia per il reimpianto di ulivi. Olivicoltori in stato di agitazione

APPROVATA LEGGE PAGLIARO PER VALORIZZAZIONE LEGNO ULIVI COLPITI DA XYLELLA

LECCE- Il reimpianto degli ulivi nel Salento si preannuncia come una corsa ad ostacoli, tanto da portare alla proclamazione dello stato di agitazione da parte di due categorie rappresentative del settore, Confagricoltura Lecce e Aprol.

Non basterà, infatti, piantare cultivar ritenute tolleranti al batterio Xylella fastidiosa: si dovrà chiedere autorizzazione per ogni singolo impianto che si vorrà fare. Questo si sta prospettando, una “follia inutile, destinata a bloccare definitivamente ogni speranza di rinascita del settore”, dicono le organizzazioni degli olivicoltori.

In mattinata, la questione è stata affrontata anche presso il Ministero delle Politiche agricole, dopo la lettera aperta inviata al premier Paolo Gentiloni, al ministro Maurizio Martina, alla deputazione salentina tutta e alla Regione.

Com’è noto, nell’autunno scorso, dopo anni di tira e molla, l’Ue ha concesso l’ok al reimpianto di ulivi nel Salento, in seguito all’individuazione di alcune cultivar ritenute tolleranti da parte dell’Istituto per la protezione sostenibile delle piante di Bari. Bruxelles, con la decisione 2352 del 2017, ha demandato allo Stato italiano la possibilità di concedere deroghe al divieto generalizzato di reimpianto. Quel decreto, con il quale dovrà essere regolata questa possibilità, è di prossima emanazione. E apriti cielo.

Le ipotesi che si fanno per questo provvedimento – dicono da Confagricoltura e Aprol – vanno in direzione assolutamente contraria a quanto sperato dagli olivicoltori salentini. Si sarebbe infatti previsto di autorizzare i nuovi impianti in maniera puntuale, ovvero impianto per impianto. Con conseguente carico burocratico impossibile perfino da ipotizzare (la sola provincia di Lecce ha circa 100mila ettari olivetati)”.

La richiesta a questo punto è chiara: “lo Stato italiano deve autorizzare una volta per tutte il reimpianto nelle zone colpite. Viceversa, la conferma dell’ipotesi dei decreto sarebbe follia inutile. È facile prevedere, come già sta accadendo, la riduzione di posti di lavoro, la contrazione di risorse economiche del territorio e la desertificazione del paesaggio. Chiediamo con forza che tutti, ognuno per il proprio ruolo, di governo, di maggioranza o di minoranza, si attivino per scongiurare tale rischio e che sia assicurato il diritto al reimpianto nelle zone colpite senza inutili orpelli burocratici. La colpevole trascuratezza e la usuale noncuranza verso questa nostra richiesta non farebbe altro che accrescere il già gravoso carico di responsabilità dei decisori pubblici su tale disastro”.

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