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Tap, a Roma il documento di “attesa” dei sindaci. In Provincia pesano le assenze

LECCE- Una lunga discussione, con posizioni diverse e con il peso delle assenze di “protesta”. Poi, il tentativo di una sintesi, che alla fine non convince tutti: fra due giorni, una rappresentanza del gruppo dei sindaci ritrovatosi in mattinata a Palazzo dei Celestini tornerà al tavolo romano sugli investimenti aggiuntivi di Tap e Snam per portare al governo un documento di attesa. Quello, cioè, in cui si dichiara di voler aspettare la fine del procedimento autorizzativo per il metanodotto Snam, procedura ancora in corso, per pensare di sedersi a trattare qualcosa sotto il profilo delle compensazioni ambientali o economiche. Nel frattempo, provare a ricucire il rapporto con i sindaci che in mattinata non hanno voluto presentarsi e con la Regione, per intavolare una trattativa di livello più elevato su ambiente, energia e salute nel Salento.

Si chiude con questa linea la mattinata che era iniziata con un flash mob di attivisti no Tap su via XXV Luglio.

37 le amministrazioni presenti, tra cui Lecce, Surbo, Poggiardo, Tiggiano, Lequile, Copertino, Santa Cesaria e altre, oltre alle nove del gruppo iniziale rappresentato dai sindaci di Trepuzzi e Andrano. Seduto tra i sindaci il prefetto di Lecce Claudio Palomba, che ha ascoltato tutta l’assemblea. Hanno deciso di non prendere parte al tavolo, invece, diversi Comuni della Grecìa Salentina, come Martano, Calimera, Zollino, oltre a Melendugno, Lizzanello, Galatone, Gallipoli.

Il più critico il sindaco di Lecce Carlo Salvemini: “le questioni di più ampio respiro su decarbonizzazione e salute non sono declinabili senza la presenza della Regione Puglia e recuperando il rapporto con i sindaci dissenzienti. Solo dopo questi passaggi e a valle della chiusura della procedura autorizzativa di Snam si può pensare di avviare una cabina di regia. Trovo singolare che sul tavolo vengano poste risorse finanziarie da Tap e Snam che non hanno né titolo né legittimità ad intrattenere rapporti con il territorio. La bussola del ragionamento per me è una: se vogliamo considerare l’opera strategica anche per la Puglia, l’obiettivo è la metanizzazione di Cerano e Ilva, difficile però da realizzare se il piano di decarbonizzazione della Regione non viene recepito dal governo, come finora non è stato recepito, nonostante gli accordi di Parigi. Se non c’è questo interesse strategico diffuso che va da San Severo a Leuca, io ritengo francamente che sulle compensazioni gli unici a potersi esprimere sono i Comuni coinvolti. Non intendo aderire, infatti, alla tesi che si tratta di investimenti aggiuntivi, per me si tratta di compensazioni”.

Una posizione che ha rilanciato il dibattito e che, al momento, rende difficile trovare la quadra definitiva sul tema.

Sul fronte di chi è convinto che sia giusto tornare a Roma c’è Mario Accoto, sindaco di Andrano, per cui “i temi che si possono mettere sul tavolo sono la chiusura anticipata di Cerano, il no alle prospezioni petrolifere, investimenti non economici ma politici”. C’è Carlo Nesca, primo cittadino di Gagliano, per il quale “se la realizzazione dell’opera è ineluttabile, allora è nostro dovere esprimerci su quanto avverrà”. C’è Riccardo Monsellato, sindaco di Presicce, per cui “stare fermi non è una soluzione politica”. C’è Ippazio Morciano, sindaco di Tiggiano e segretario provinciale del Pd, per il quale “attendere la chiusura del procedimento su Snam e posticipare a quel momento la discussione significa perdere l’occasione per discuterne in anticipo”. Giuseppe Taurino, per Trepuzzi, non ha dubbi sulla necessità di esserci, “per evitare di ripetere la storia delle fonti rinnovabili, quando non si è andati a rinegoziare con il governo la decarbonizzazione e per avanzare su questa trattativa”. Anche lui, come il sindaco di Giuggianello Giuseppe Pesino e di Caprarica Paolo Greco, hanno ribadito la necessità di spronare la Regione a trattare.

Più titubante Francesco Rausa, di Ortelle, che ha chiesto, prima di tornare a Roma, di “sollecitare, anche con una riunione più ristretta, i sindaci che non ci sono e più interessati”. Più netto Vincenzo Passaseo, di Salve: “sono convinto che ci siano ancora margini per cambiare approdo, non è la Bibbia quello che dice Tap. Arrivare ai tavoli in maniera divisa è quello che vogliono dall’altra parte”. Per Gianni Stefano, di Casarano, “l’approccio del governo sulle compensazioni è sbagliato. La trattativa va impostata sul ragionamento per cui ogni opera va bene purché non abbia impatto ambientale, altrimenti non è ricevibile”.

 

 

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