BARI – Esplode la tensione tra i banchi del centrosinistra, dopo il via libera alla modifica della composizione del Co.re.com, l’organo di garanzia che ha mandato in tilt il parlamentino pugliese per oltre un mese.
Il tarantino Cosimo Borracino, già contrario alla legge, sbotta e abbandona l’aula al grido: “Non è più questa la mia maggioranza”. “A malapena è la mia” gli fa eco il presidente del Consiglio Mario Loizzo, con il quale è nato il diverbio. Frasi, entrambe, che danno l’idea del clima nel centrosinistra. E le opposizioni vanno a nozze: il centrodestra chiede al governatore una verifica della tenuta della sua coalizione e i grillini annunciano la presentazione di una mozione di sfiducia. Ma cosa è successo ancora? Di tutto. L’aumento delle poltrone, da tre a cinque, passa con 43 voti a favore, ma pochi si dicono convinti che sia la strada giusta. Del resto i dubbi restano sempre quelli: si può eleggere un presidente uscente che per legge non è rieleggibile? Pare di si. Si può inserire nella legge che i componenti apolitici li sceglierà l’opposizione? Pare di si. Si può ricambiare una legge aumentando, di nuovo, i componenti solo perché non si trova l’accordo sui tre da nominare? Si. “Finiremo dinnanzi al Tar” – prevede Borracino – chiedendo di “ritirare tutto e ripubblicare il bando”. “La legge è interpretabile”, replica il capogruppo del Partito Democratico, Paolo Campo. Borracino poco prima del voto, chiede lumi su alcuni punti, Loizzo nega la parola rispondendo che le risposte arriveranno scritte. Il resto è storia. Al termine della seduta si dimette anche da presidente della Seconda Commissione, a suo dire esautorata dal compito di decidere su questa materia per le troppe osservazioni presentate.
Tutto finito lì? Nemmeno un po’. Tempo cinque minuti e la seduta naufraga per mancanza di numero legale. Ancora una volta e nonostante gli interventi mirati a rivendicare l’operatività dell’assise. La seduta riprende dopo un’ora abbondante, di consiglieri in aula ce ne sono al massimo 38, le opposizioni non lesinano critiche sottolineando che i successivi disegni di legge sono stati approvati solo perché hanno retto il numero legale. Ma fra qualche ora si torna in aula e nemmeno stavolta si potranno fare previsioni.