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Confiscato e abbandonato: così a Cutrofiano marcisce il castello che vale oro

CUTROFIANO- La grande cancellata e il muro improvvisato con dei blocchi non impediscono il facile accesso a quello che è stato il castello Lazzari, poi diventato il bene tramite il quale sfoggiare la potenza dell’usura. È per questo che è stato confiscato al suo ultimo proprietario, Santo Paglialunga, presidente dell’‘Aradeo spa’, la finanziaria che avrebbe mandato sul lastrico un intero paese, erogando prestiti con tassi pari al 50-60 per cento annuo, stando a quanto ricostruito dalle indagini della Dia.

Ricade nel feudo di Cutrofiano, alle porte di Aradeo. Un complesso fatto di decine di stanze, su più livelli. In quella che doveva essere la cappella c’è ancora traccia di un altare. Le porte sbarrate sono state col tempo riaperte e divelte. Un nucleo storico, a cui si sono aggiunti pezzi di costruzioni posticce. Le terrazze si affacciano sui giardini e i campi intorno, visuale mozzafiato.

Un bene che vale oro e in cui, ad avere visione, si potrebbe fare davvero qualcosa di importante. Eppure, è incredibilmente in stato di abbandono, finito nel dimenticatoio della burocrazia. La confisca a Paglialunga, per complessivi 8 milioni di euro riguardanti anche 37 terreni e altri 18 immobili, quasi tutti intestati a moglie e figli, non è di ieri. È diventata definitiva nel marzo 2013. Ciononostante, questo immobile non rientra ancora nel patrimonio indisponibile del Comune di Cutrofiano. Non c’è traccia sul sito istituzionale, su cui ogni ente ha l’obbligo – non la facoltà – di inserire l’elenco dei beni confiscati che ricadono nel proprio territorio.

Il castello è nel limbo: il Comune dice di volerne fare una comunità di recupero per tossicodipendenti, ma paradossalmente, dopo quattro anni, ancora non riesce a divenirne il proprietario. Le mail inviate dal Comune alle Agenzie per i beni confiscati regionale e nazionale, a detta del sindaco Oriele Rolli, sono rimaste senza riscontro. L’assegnazione, però, è la premessa indispensabile per accedere anche al prossimo bando che la Regione sta predisponendo per finanziare il recupero di questi patrimoni. In attesa che l’amministrazione si muova per la restituzione alla comunità, qualcuno ha già capito cosa qui si può fare. E ha iniziato a coltivare zucchine, sfruttando l’impianto di irrigazione e il pozzo. Così, all’insaputa dei più ma sotto gli occhi di tutti.

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