Cronaca

Inchiesta “Araba Fenice”, i sindacati: a pagare saranno i lavoratori

BRINDISI- I sequestri disposti dalla magistratura con l’inchiesta “Araba Fenice” non mancheranno di avere conseguenze negative sul fronte occupazionale e a pagare, probabilmente, sarà l’anello debole della catena, e cioè gli operai. Questo quanto sostengono i sindacati in queste ore perché già è successo, dicono, ed è andata sempre così. Gli inquirenti hanno indagato sul processo produttivo che vede insieme ILVA, Cementir di Taranto e ENEL ed hanno calcolato in mezzo miliardo di euro il potenziale profitto illecito ricavato sulla loppa. Il decreto del giudice Martalò su richiesta della Dda di Lecce, che ha coordinato le indagini della guardia di finanza di Taranto, ha portato da una parte al sequestro degli impianti con facoltà d’uso per due mesi, con prescrizioni molto rigide per l’adeguamento alle norme, e al sequestro per equivalente di 523 mila euro. Giovanni D’Arcangelo, segretario confederale della CGIL di Taranto punta ora l’attenzione sul rischio occupazionale che riguarda soprattutto i 72 operai della Cementir che dopo il rischio di licenziamento un anno fa, tra tre mesi vedranno scadere la loro cassa integrazione andando incontro ad un periodo nebuloso. L’ultima tegola giudiziaria non potrà non avere conseguenze.“Vogliamo che la Magistratura vada a fondo e accerti la verità sulle modalità in cui si è fatto profitto- dicono dalla Cigl ma allo stesso tempo chiediamo alle istituzioni nazionali e locali di adoperarsi anche per la tutela del lavoro. In questi anni quei lavoratori hanno consentito che si ridiscutesse dell’AIA Cementir, della gestione delle cave all’interno di quell’area industriale e dei silos ora finiti sotto la lente di ingrandimento della Magistratura – dice Francesco Bardinella, segretario generale della FILLEA CGIL di Taranto – e sono loro quelli a cui per primi dobbiamo pensare quando si sta per ridiscutere del futuro di quell’impianto che ora si appresta a passare nelle mani di Italcementi. In ENEL e ILVA, secondo i rilievi della magistratura, si sarebbero ottenuti illeciti profitti e di contro la Cementir avrebbe acquistato a prezzi irrisori materiale di loppa e polveri producendo probabilmente a prezzi competitivi e tutto questo mentre meditava la “fuga” da Taranto e la chiusura dello stabilimento. Per questa ragione la CGIL e la FILLEA, che hanno già svolto numerosi incontri di fabbrica con i lavoratori coinvolti, esorteranno nei prossimi giorni nuovamente la Regione Puglia e il Governo per protrarre la cassa integrazione per altri dodici mesi e individuare una risoluzione più a lungo termine

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