LECCE – Non ha risposto alle domande della giudice per le indagini preliminari. Ha scelto il silenzio il 17enne reo confesso dell’omicidio della “sua” ragazza Noemi Durini, la 16enne di Specchia ammazzata e poi nascosta tra i massi di un muretto a secco.
Omicidio aggravato da premeditazione, crudeltà e futili motivi. È questa l’accusa da cui dovrà difendersi il ragazzo. Ma per ora bocca cucita.
Nonostante sia stato lui ad ammettere il delitto e ad indicare il luogo in cui il corpo di Noemi era occultato, è rimasto in silenzio davanti alle domande del gip Ada Colluto durante l’interrogatorio di garanzia.
I legali hanno detto che il giovane è pentito e che non sta bene. Chiederanno una perizia psichiatrica.
Nel decreto di fermo si legge che il ragazzo “cagionava la morte di Noemi prelevandola alle 4.51 dalla sua abitazione con la Fiat 500 di proprietà della sua famiglia e conducendola in aperta campagna colpendola con l’uso di corpi contundenti; con le aggravanti di aver commesso il fatto con premeditazione, per motivi abietti o futili e di aver agito con crudeltà”.
Nel decreto viene riportata anche la ricostruzione di quanto accaduto all’alba di quel 3 settembre fatta dallo stesso ragazzo durante la confessione; confessione arrivata dopo che i carabinieri, durante le ricerche della 16enne scomparsa da giorni, lo hanno incontrato in lacrime. Allora il giovane avrebbe espresso il desiderio di andare in caserma di sua spontanea volontà.
Dunque, stando a quanto raccontato, all’alba di domenica 3 settembre avrebbe prelevato Noemi da casa. Hanno fatto un lungo giro, fino poi ad arrivare in una stradina di campagna non lontano dalla litoranea di Santa Maria di Leuca e, con la scusa di fumare una sigaretta, sarebbe sceso dall’auto con Noemi. Qui, tra gli ulivi, avrebbe accoltellato Noemi al collo e poi avrebbe infierito, colpendola alla testa con una pietra.
Il coltello non è stato mai trovato.
