TORRE PADULI- Ad aprire lo stipone, stavolta, è stata la famiglia del primo battezzato del paese. E quando San Rocco lascia il suo santuario e si incammina per le stradine di Torre Paduli, la festa ha inizio. E che festa, quella che ogni anno rinvigorisce la tradizione antica, quella che si fa musica, danza, coltelli mimati, la bellezza indicibile di ronde che continuano fino all’alba a far battere i piedi, a far ballare la terra.
Quest’anno, un tamburello da record, enorme, dal diametro di tre metri e tanti sonagli ha arricchito la festa, sul sagrato del santuario, frutto dell’impegno di un artigiano del posto, Rocco Luca.
Dai centri vicini c’è ancora chi a Torre Paduli ci arriva a piedi, in pellegrinaggio, come si faceva una volta. Perchè la fede per il santo di Monpellier qui non è mai tramontata, la statua del viandante con il cane a leccare la ferita è ancora segno di ritrovo delle comunità del basso salento. A Torre Paduli si arriva per lui. E poi si fa festa, fino a quando il sole non torna alto, con le zagareddhe, i nastri colorati, legati ai polsi.