LECCE -Un’interrogazione parlamentare per chiedere l’intervento del Ministero all’Interno dopo la decisione della Commissione elettorale del Comune di Avezzano. Anche in questa realtà il sindaco eletto al ballottaggio rischiava di non avere la maggioranza in virtù del risultato elettorale del primo turno e delle liste in appoggio al suo concorrente.
Interrogazione parlamentare che riceve una perentoria risposta dal governo centrale: la commissione elettorale ora ha piena autonomia nella decisione, anche per Avezzano, la parola spetterà nel mese di novembre al Tribunale Amministrativo. Intanto a Lecce, oltre al lecito ricorso al Tar da parte del centrodestra, la coalizione che ha governato sino alle scorse elezioni reagisce, dichiarandosi pronta all’aventino e all’ostruzionismo grazie al graffiante impeto dell’ex Sindaco.
Anche nel centrodestra ci si interroga sui motivi per cui tanta veemenza dopo la scelta della commissione salentina. Giliberti rimane sulle posizioni di pacificazione subito invocate in seguito alla sconfitta ma gli altri, sconfitti, andrebbero a valutare l’azione più violenta per tentare di delegittimare i futuri lavori dell’assise comunale. Cosa è cambiato rispetto al passaggio di consegne tra Perrone e Salvemini? Perché in occasione dell’incontro tra i due, l’ex Sindaco esternò il massimo rispetto istituzionale mentre oggi si mette a capo della rivolta?
Da una parte si pensa che questo cambio sia legato alla necessità di occupare un ruolo di capo dell’opposizione anche in sfavore dello stesso Giliberti, dall’altra si dà per certo il venir meno del potere contrattuale, non avendo più la maggioranza in Consiglio.
Perché l’assenza di quest’ultima fa imbestialire l’ex Sindaco e gran parte del gruppo fittiano? Per qualcuno l’impossibilità di poter staccare la spina in qualsiasi momento all’attività del centrosinistra e per qualcun altro l’altrettanta impossibilità di poter quasi cogestire ogni approvazione in consiglio, partendo forse proprio dal tanto dibattuto Pug. Tutto ciò sempre qualora il TAR confermasse la scelta della commissione elettorale anche in virtù di una già presente sentenza del Consiglio di Stato. Il cambio di rotta del vecchio gruppo di potere fittianperroniano, di concerto con i possibili estromessi neo eletti, non può che essere letto in questa chiave che di istituzionale potrebbe avere ben poco.