Cronaca

Schiavi delle angurie, la batosta: condannati 4 imprenditori su 7

NARDO’- “Una sentenza dura”, l’hanno definita i legali della difesa. “Una pietra miliare”, invece, dall’altra parte, gli avvocati delle parti civili. Condannati quattro imprenditori, 3 assolti, solo per restare sul verdetto relativo agli imputati salentini. Si chiude così il processo di primo grado nato dall’operazione Sabr, la prima controffensiva al caporalato nel Salento quando la legge sul caporalato ancora non esisteva.

Riconosciuti i reati più gravi: riduzione in schiavitù e associazione a delinquere. Per questo sono stati condannati a  11 anni Pantaleo Latino, ritenuto il re delle angurie, Livio Mandolfo e Giovanni Petrelli. Tre anni  a Marcello Corvo, per cui resta il reato di associazione ma non quello di riduzione in schiavitù.

Assolti invece Corrado Manfredi, Salvatore Pano e Giuseppe Mariano. Il pm Elsa Valeria Mignone aveva invocato la pena a 14 anni per Latino e 9 per tutti gli altri.

Il dispositivo della sentenza è stato letto in aula bunker alle ore 16 dal presidente della Corte d’assise Roberto Tanisi. Gli imputati sono stati condannati la risarcimento dei danni in favore delle parti civili che ne hanno fatto richiesta 20.000 euro. Oltre al pagamento delle spese legali. L’operazione Sabr (dal nome del 46enne ritenuto il reclutatore degli altri uomini) nel 2011 fu uno choc per il Salento, a seguito della rivolta dei braccianti contro i caorali nella massria Boncuri di Nardò, ma è stata anche l’input per gli interventi normativi anticaporalato affinati in questi anni dal Parlamento.

Le reazioni agli antipodi: gelo tra gli avvocati della difesa, abbracci tra i sindacalisti presenti in aula. Riconosciuto il risarcimento alle parti civili, Cgil nazionale, Flai Cgil Lecce, Regione Puglia, associazione Finis Terrae e sei braccianti, tra cui Yvan Sagnet,  a capo della rivolta del 2011.

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