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L’artigianato contro invecchiamento e povertà: la sfida per rilanciare Ruffano

RUFFANO- Il ritmo è cadenzato: così si forgiano piccole opere d’arte nell’ultima bottega artigiana che a Ruffano continua a lavorare il rame. Si resiste, ci si reinventa, si scoprono i mercati online. Perché altrimenti si continuerà a sprofondare. “Noi stiamo davvero pagando lo scotto della crisi, spero che le future generazioni siano più fortunate. Intanto, penso di poter dire che noi artigiani abbiamo tanto da dare al paese, se veniamo coinvolti”.

Paolo Davide Pappadà è uno che ci crede, assieme a pochi altri. La tradizione artigianale, fiorente fino a pochi decenni fa, resta nelle mani di pochi, davvero pochi. Rame, ricami, ceramica, strumenti musicali. Una filiera unica, irripetibile nella sua concentrazione così variegata in un unico luogo.

Nella sua bottega tra gli orti di Torre Paduli, Biagio Panico concia da solo le pelli e vende tamburelli anche in America. La commercializzazione passa soprattutto via internet ed esporta il marchio vero di questo territorio, la festa di San Rocco con la sua danza delle spade: “tutto ciò potrebbe essere leva economica per trattenere qui i giovani. Ci vuole passione, certo. Ma poi anche rivalutazione, perché questa è purtroppo ancora considerata bassa cultura”.

La sfida è rendere tutto questo patrimonio non un hobby, ma economia di ritorno per la comunità, una comunità che ne ha bisogno per davvero: Ruffano è al 93esimo posto sui 97 comuni del Leccese per reddito medio in rapporto alla popolazione. Appena 7.324 l’anno a testa. È sempre rimasta nella parte bassa della classifica, ma negli ultimi anni è scivolata ancora più in basso, soprattutto a causa della crisi del manifatturiero, settore che da qui ha tratto da sempre grande manodopera.

A Ruffano, inizia ad emergere anche un problema demografico. E lo confermano i dati Istat: il tasso di crescita continua a calare, con un -2,4 per cento nel 2015, frenato in parte dal tasso migratorio (pari al +1,8%). Significa che il paese sta invecchiando e che le morti superano le nascite.
Gli effetti si vedono nei portafogli: in dieci anni (dati Irpef) è scesa di quasi 5 punti la percentuale dei dichiaranti e nel 2015 43 persone hanno detto di avere reddito pari a 0, mentre il 47,6 per cento non arriva a 10mila euro l’anno e il 42,9 oscilla tra i 10 e i 26mila.

Si riparte da dove? L’artigianato valorizzato è una chiave di volta, così come il centro storico, straordinario, ancora in fase di recupero. E poi si ricomincia da se stessi, con ottimismo.

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