LECCE- Nelle loro mire non c’era l’Italia, ma l’obiettivo di raggiungere la Siria, dopo l’arrivo a Instabul. E per alimentare l’Isis avevano anche raccolto fondi in Germania. Gli undici presunti terroristi fermati grazie alle indagini salentine avevano ben chiaro in mente cosa fare e come muoversi, soprattutto. Non è stato semplice capirlo. A lavorarci su, tra Natale e Capodanno, è stato il gruppo di lavoro coordinato dai pm Alessio Coccioli e Guglielmo Cataldi della Dda di Lecce e appositamente costituito in seno alla DIGOS di Brindisi, supportato dall’Antiterrorismo. Le conversazioni tra gli undici uomini venivano avviate su Whatsapp, poi trasferite su Fb, poi su Telegram. Spezzettate appositamente per riuscire a inabissarsi e sfuggire a eventuali intercettazioni. Che invece hanno ricostruito la filiera: gli undici facevano parte di due gruppi distinti, che volevano raggiungere la Turchia uno dalla rotta mediterranea (Germania- Italia-Grecia-Turchia), il secondo da balcanica (Germania – Austria –Ungheria –Serbia – Croazia – Macedonia- Grecia –Turchia). Fra Croazia e Serbia, 3 sono stati identificati (Emrah Civelek, Feysel Hermann, Husan Saed Hussein): uno era già stato colpito da divieto di espatrio un altro risultava tra i responsabili della moschea “Fussilet 33”. LUTUMBA, l’ospite di Restinco, era colui che dava agli altri consigli per confondersi: dissimulare l’aspetto fisico, eliminando ogni riferimento religioso di tipo radicale, quale la barba o elementi del vestiario. “Sì, Achi (caro), tutto bene, adesso fai attenzione veramente, andate da dietro, così che nessuno vi noti. Credimi questi porci vi stanno alle costole”. È una delle intercettazioni in arabo o in tedesco captate, un puzzle di comunicazioni fatto combaciare tramite indagini magistrali.
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