Cronaca

L’amarezza di Tito Schipa junior: “leccesi, ecco perchè ho un brutto carattere”

LECCE- Amarezza e delusione, e la constatazione che a volte, ferite rimaste aperte portano ad indurire gli animi, così da apparire, all’esterno, ciò che non si è. È una lettera aperta, un messaggio ai leccesi, il post pubblicato su Fb da Tito Schipa junior, figlio di uno dei più illustri rappresentanti di questa terra nel mondo, ma che la Lecce delle istituzioni sembra aver dimenticato. Quella che ha amministrato, sino ad ora, e che poco nulla ha fatto per ricordare degnamente il suo simbolo più prezioso e che sono mostrati irriconoscenti per quanto al contrario, lui ha fatto per questa città. Un amore non ricambiato, sembra dire Tito Schipa junior, nel suo post, commentatissimo in queste ore, dal titolo: CARI LECCESI – E NON SOLO, ECCO PERCHÉ VI DICONO CHE HO UN BRUTTO CARATTERE. Scendo verso Lecce e vedo gli ulivi malati e sofferenti, ed è come se vedessi soffrire delle persone. Cure? Non so. Liti, questo sì, scrive Tito Schipa junior.

Poi in lontananza vedo giganteggiare sul porto di Brindisi il monumento al Marinaio d’Italia. Fu finanziato personalmente da mio padre con un’intera tournée, ma quanti lo sanno? Arrivo a Lecce e vedo il teatro Politeama, rinnovato e rilanciato da mio padre nel 1926 con due milioni di tasca propria (due milioni del 26!). Quanti lo sanno? Poco più in là il Liceo Musicale, finanziato per un buon terzo da mio padre, ora lasciato andare in rovina. Quanti lo sanno?

Ma quando mia madre ed io, non contenti dei miliardi già spesi dalla famiglia per la città, offrimmo in regalo a Lecce la collezione di cimeli di mio padre per farne un museo (ed era materiale per un valore non stimabile) si preferì lasciarla marcire nei sacchi dell’immondizia, prima che ce la riprendessimo. Ma io avevo chiesto, per sovrintendere all’esposizione, un viaggio in treno e una notte in albergo ogni mese. Il sindaco di allora disse: “Se Schipa jr. ha pensato di farsi il vitalizio alle spalle di Lecce, se lo può scordare”. Ho un brutto carattere, amici miei, e non ci rinuncio.E giù una raffica di commenti: c’è chi parla di ignoranza, chi di incultura, chi di ingratitudine.

“Un po’ quello che è avvenuto, scrive l’editore Paolo Pagliaro, quando, alla riapertura dell’Apollo, non solo a Telerama ma a tutti i salentini fu negato un diritto. Il primo problema del Salento sono quei politici Leccesi e Salentini che non amano la propria terra, dice Pagliaro, e leggendo le parole di Tito Schipa Jr. non posso che confermare un concetto che fa male ma è reale: la nostra terra è ingrata verso le sue eccellenze, e fino a quando non saremo in grado di riconoscere le nostre risorse e non sapremo valorizzarle rimarremo piccoli piccoli”.

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