CronacaPolitica

Scioglimento per mafia, l’incubo 26 anni dopo. Cacciapaglia: “un oltraggio”

PARABITA- Parabita è il terzo Comune sciolto per mafia nella storia della provincia di Lecce. Il territorio ripiomba nell’incubo che ha vissuto 26 anni fa: il 30 settembre 1991, l’allora ministro dell’ Interno Vincenzo Scotti propose al governo lo scioglimento di diciotto amministrazioni locali ritenute “inquinate”. Tra queste c’erano anche Gallipoli e Surbo. Erano quelli gli anni ruggenti della Sacra Corona Unita. Questi, invece, sono gli anni dell’insidia più sottile, quella della ricerca del consenso sociale da parte della criminalità organizzata, quella dell’inabissamento nell’economia e del rischio di condizionamento delle amministrazioni. L’allarme lanciato dall’ex numero uno della Procura di Lecce, Cataldo Motta, è potente.

Parabita adesso attende l’arrivo dei commissari che individuerà il prefetto Palomba. E attende anche di conoscere le motivazioni alla base dello scioglimento. La relazione della commissione e il contenuto della proposta avanzata dal ministro saranno allegati al decreto del presidente Mattarella e notificati al Comune fra qualche giorno. Dopo, si valuterà un eventuale ricorso al Tar Lazio nei confronti di un provvedimento che il sindaco Alfredo Cacciapaglia definisce “paradossale per un amministratore che ha sempre combattuto con gli strumenti della legalità comportamenti ed atti non coerenti con la buona amministrazione”.

Che non ci si aspettasse di arrivare a questo punto Cacciapaglia lo dice chiaramente: “esprimo tutta la mia incredulità e il totale disappunto per il provvedimento che apprendo essere stato emesso non in danno mio o dell’amministrazione ma in danno della Città di Parabita che, certamente, non merita tale oltraggio. Sopporto tale ulteriore ferita con cristiana rassegnazione. La Giustizia, prima o poi, arriverà”.

Dalla giurisprudenza in materia, lo scioglimento è valutato non come “sanzione”, non un giudizio sui membri del governo in carica, ma come uno strumento di prevenzione a garanzia della pubblica amministrazione. Alla base ci devono essere attualità nelle vicende prese a riferimento e concretezza organica degli episodi contestati.

L’eventuale controffensiva legale valuterà innanzitutto questi due punti. “C’è da dire – sottolinea l’avvocato Pietro Quinto, legale del Comune – che la giustizia amministrativa ha considerato sempre corrette le decisioni assunte da Cacciapaglia. Tra queste, in particolare, l’ultima iniziativa, per sollecitare la normalizzazione delle attività nell’Aro9 attraverso pubblicazione del bando per la raccolta rifiuti, al fine di evitare le proroghe dei servizi nei Comuni attraverso ordinanze sindacali, finite anche nel mirino dell’Anticorruzione”.

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