LECCE- Si dice che il mito possa essere “sorgente di vita, di pensiero e di mondo. Non è verità né illusione, abita su un altro piano: è ordine nella bellezza”. Lo attraversa così l’ultima fatica letteraria di Marcello Veneziani, “Alla luce del mito”, presentata a Lecce domenica sera dinanzi al pubblico interessato dell’Open Space di Palazzo Carafa.
A dialogare con l’autore il giornalista Francesco Buja. Non solo uno sguardo all’indietro: è vero che sul mito si fondano la storia, la politica, il cinema, la pubblicità, ma c’è da chiedersi cosa succede quando i miti sono negati. “Crescono al loro posto idoli e surrogati, come quelli che ci circondano oggi”. Ed è anche quello che Marcello Veneziani racconta, nel continuo addentrarsi nel desiderio di «vita superiore».
È il “mitopensiero” a cui ci si affida, di fronte alla resa di religione e filosofia. E lo si fa per compensare lo strapotere della scienza, della tecnica, della finanza. “All’uomo di oggi – ha spiegato Veneziani – il mito non offre profitti ma fondamenti, non assicura vantaggi ma significati. Dona bellezza, irraggia gli eventi e illumina i volti”. Insomma, farne a meno, a suo avviso, renderebbe la vita solo più povera e insensata.