CronacaEconomia

Cassa integrazione in calo nel 2016, “ma non è segno di ripresa”

LECCE- Oltre 2,6 milioni di ore di cassa integrazione autorizzate nel 2016 in provincia di lecce, con un calo del 41 per cento. La diminuzione rispetto al 2015 riguarda tutte le gestioni: -55,9% ordinaria, -32,6% straordinaria e -11,1% in deroga.
Lo dice il 12°rapporto Uil – servizio politiche del lavoro, ma non c’è molto di che gioire. “Purtroppo non è il segnale di una ripresa economica, ma solo l’effetto prodotto dalle recenti riforme sugli ammortizzatori sociali” dice il segretario Salvatore Giannetto.

“Che il decremento avutosi nel 2016 sia riconducibile ad una ripresina economica sembra difficile sostenerlo stante lo stato di stagnazione economica in cui versa il nostro territorio. Ben più attendibile – spiega – sembra essere, purtroppo, l’effetto prodotto dalle recenti riforme degli ammortizzatori sociali (Fornero e Jobs Act) che, nel 2016, hanno visto la combinazione della progressiva scomparsa della deroga e un aumento dei costi per l’utilizzo degli ammortizzatori sociali. Oltre a tali causali, sempre nel 2016, si è assistito anche ad un fermo amministrativo, in particolare riguardante la cassa integrazione ordinaria, che ha condizionato, ritardandola, la concessione delle richieste di integrazione salariale anche per periodi di oltre 6 mesi”. Non solo.

“Rispetto alla diminuzione nel 2016 della cassa integrazione in deroga, – prosegue Giannetto – ha contribuito oltre alla diminuzione delle risorse e dei periodi indennizzabili (max 3 mesi), anche l’introduzione del nuovo Fondo di integrazione salariale (Fis) istituito dal d.lgs 148/2015 i cui possibili beneficiari sono tutti i datori di lavoro (imprenditori e non) che hanno più di 5 dipendenti e che non rientrano nel campo di applicazione di Cigo e Cigs. Pur essendo questo nuovo strumento già entrato a regime dal 1 gennaio 2016, ancora non si hanno dati certi di quante aziende (anche per grandezza dimensionale) stiano versando al nuovo Fondo, di quanti siano i lavoratori interessati e quante ore di integrazione salariale siano state richieste, non essendo stati ufficializzati i dati dall’Inps”.

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