LECCE- Il turismo nel Leccese galoppa, registrando il +6 per cento di presenze in un anno, ma viaggia in chiaro-scuro: ad assorbire più della metà dei flussi sono appena quattro Comuni su 97, le presenze di italiani hanno conosciuto una battuta di arresto, è un’economia ancora troppo stagionalizzata e spesso fragile.
Le criticità su cui intervenire emergono dai dati che ha elaborato il gruppo di lavoro permanente in materia statistica insediato in Prefettura. Un punto di partenza, da cui prendere spunti anche per i tavoli tematici che si insedieranno in seno al distretto turistico tra venti giorni.
I numeri sono chiarissimi: nel 2015, si sono registrati 915mila arrivi e 4,3 milioni di presenze, ma tra il 2013-2014 per la prima volta rispetto all’inizio del millennio, il trend è stato meno crescente. Meno visitatori nostrani; molti di più, invece, gli stranieri: +84 per cento rispetto al 2009. Tuttavia, rappresentano ancora meno di un quinto del totale. Le presenze di agosto sono 50 volte superiori a quelle di gennaio: anche su questo c’è tanto da lavorare.
Il rapporto presentato in mattinata nella sede della Provincia dice anche altro: arranca l’entroterra, che assorbe solo il 9,5 per cento dei turisti nel complesso, con un tracollo vero rispetto agli ultimi anni. Il 59,1 per cento delle presenze, invece, è spalmato solo su Lecce, Otranto, Gallipoli e Ugento.
Le strutture ricettive sono aumentate, in cinque anni, del 24,3 per cento, con un primato di posti letto che spetta a Otranto (16.220 unità) dove, tra l’altro, si avuta la maggiore crescita ricettiva, 5mila posti in più dal 2009. Poi, c’è il capitolo lavoro: la metà dei dipendenti è donna e molti sono giovani, ma si tratta ancora di contratti soprattutto stagionali, triplicati rispetto al 2010.
