Cronaca

Operazione Omega: 58 arresti Scu tra Brindisi e Lecce

BRINDISI- L’hanno chiamata operazione omega perchè è l’ultima guidata dal Procuratore antimafia Cataldo Motta, il suo mandato termina mercoledì, ed ha certamente rappresentato un duro colpo per la Sacra corona unita tra Brindisi e Lecce.

58 ordinanze di custodia cautelare emese dal GIP leccese, 54 già eseguite (l’ultima in mattata stessa intoro alle 10) e quattro i latitanti ancora a piede libero, tre in Germania e uno in Montenegro. Gli indagati sono ritenuti responsabili, a vario titolo, di associazione di tipo mafioso, concorso in omicidio, associazione finalizzata al traffico illecito di sostanze stupefacenti, porto e detenzione illegali di arma da fuoco e spaccio di sostanze stupefacenti. Tutti i reati sono stati commessi con l’aggravante del metodo mafioso.

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L’indagine è stata avviata dal Nucleo Investigativo del Comando Provinciale di Brindisi nel settembre 2012, a seguito dell’omicidio di Antonio Presta, figlio di un collaboratore di giustizia, e ha consentito di identificare il cognato Carlo Solazzo quale autore dell’efferato delitto. Il movente è riconducibile all’attività di spaccio e la gestione della cosidetta “piazza”: Presta avrebbe tentano infatti, approfittando del carcere di uno dei fratelli Solazzo, di assumere il predominio nel traffico cellinese. La droga proveniva da vari canali: Torchiarolo, ma anche Oria, Brindisi e Lecce. Non solo droga, però tra gli affari del clan: anche armi, attraverso la figura del 33enne Gennaro Hajdari (alias Tony Montenegro), di etnia Rom, nato a Palermo ma residente nel “Campo Panareo” a Lecce. Nome già noto alle cronache locali, arrestato nel 2013 come presunto capo di una banda specializzata in furti domestici.

Le indagini si sono focalizzate poi sulla cosiddetta frangia “mesagnese” della scu operante nei comuni al sud di Brindisi. Ad emergere due basi operative centrali nel traffico di stupefacenti nel brindisino: si tratta di San Donaci e Cellino San Marco, quest’ultimo guidato da Pietro Soleti. Termina anche con successo l’indagine avviata sull’attentato ad un immobile del comandante della Stazione di San Donaci, il luogotenente Francesco Lazzari, risalente al 18 dicembre 2012. I responsabili sono Benito Clemente e Antonio Saracino, incastrati anche da una rilevazione gps che ha messo in luce una perlustrazione effettuata dai 2 uomini intorno alla casa il giorno precedente per progettare l’atto intimidatorio piazzando poi la bomba.

L’operazione ha infine messo in luce il ritorno del cosidetto “rituale di affiliazione” come testimonia la conversazione intercettata dai carabinieri nel maggio 2014 tra Gabriele Leuzzi e Gabriele Cucci, quest’ultimo preoccupato e interessato a sapere maggiori dettagli su quella che definiscono “la condanna buona”.
Anche da questi riti emerge la volontà di operare in armonia senza giungere a scontri” hanno spiegato i carabinieri. Quella pax mafiosa più volte citata dal procuratore Motta, spezzata però dalle inchieste della magistratura e dalle rivelazioni dei sempre più numerosi “pentiti”, ben sedici quelli coinvolti in quest’ultima operazione, tra cui alcuni nomi storici della Scu “mesagnese”.

                                                                 E.Fio

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