Cronaca

Omicidio Potenza: sopralluoghi e perquisizioni

CASARANO- Perquisizioni, in casa della vittima e di persone a lui vicine, telefoni cellulari al setaccio e ricerca di videocamere di sorveglianza che possano aver inquadrato la via di ingresso e di fuga dei sicari in moto.  I carabinieri non si sono fermati neanche un attimo, dal momento in cui sono stati chiamati ad intervenire per l’omicidio di Augustino Potenza, freddato con una raffica di colpi di kalashnikov nel parcheggio dell’IperMac di Casarano.
Il giorno dopo quella che è stata un’esecuzione in stile mafioso in piena regola, a Casarano e Matino i quotidiani sono andati a ruba e sul web e sui social la notizia è stata diffusa e condivisa in pochi minuti. Alle 18,15, quando l’ipermercato all’ingresso del paese era affollato, Potenza era nel parcheggio, al volante di un’Audi A6 grigia, quando è stato affiancato da una moto enduro. In sella due persone, una delle quali ha aperto il fuoco, da una distanza ravvicinata, non lasciando scampo alla vittima, raggiunta dai colpi del mitragliatore in testa e sulla parte sinistra del torace.

La moto è poi scappata a tutta velocità, mentre i testimoni, increduli, hanno chiamato i soccorsi. Sono pochi i testimoni, perlopiù c’è qualcuno che ha sentito gli spari ed è accorso per capire cosa stesse accadendo. I carabinieri hanno ascoltato tutti.  Sul luogo dell’omicidio, raggiunto in pochi minuti da centinaia di persone, rimaste incollate ai cancelli dell’ipermercato per ore, i carabinieri della Compagnia di Casarano, i colleghi del Reparto Operativo di Lecce, quelli della sezione investigazioni scientifiche, i poliziotti del commissariato di Taurisano, il sostituto procuratore della DDA Guglielmo Cataldi, l’aggiunto Antonio De donno, il PM Massimiliano Carducci, e anche il procuratore della Repubblica Cataldo Motta.

L’efferato omicidio, in pieno pomeriggio e in un luogo molto frequentato, lascia presagire scenari inquietanti, che rimandano alla fine degli anni Novanta, quando nel Sud Salento le esecuzioni mafiose non erano certo una rarità.  Potenza, 42 anni, ora faceva il broker finanziario. Era tornato libero due anni fa. Nel 2006, latitante, fu arrestato per omicidio, tentato omicidio e associazione mafiosa, sulla scorta delle dichiarazioni del pentito brindisino Vito Di Emidio, detto “Bullone”. Potenza fu condannato all’ergastolo per il duplice omicidio del coniugi Fernando D’Aquino e Barbara Toma, freddati con 19 colpi di kalashnikov. Il destino gli ha riservato la stessa fine.

La Corte di Cassazione annullò la sentenza di appello e lui fu scarcerato per decorrenza termini. Nel 2014 fu assolto dal Tribunale di Taranto.  Quando i killer lo hanno raggiunto nel parcheggio era solo e non aveva alcuna arma con sé. Questo lascerebbe pensare -ma sono solo supposizioni- che fosse tranquillo, forse aveva un appuntamento con qualcuno di cui si fidava. L’analisi dei tabulati dei suoi telefoni cellulari potrebbero dire molto. Al momento gli apparecchi sono al vaglio dei tecnici dell’Arma, perché leggermente compromessi dal sangue. I militari continuano con i sopralluoghi e con la ricerca di eventuali immagini utili, giacché il sistema di videosorveglianza dell’IperMac è in avaria.  L’autopsia sarà eseguita nei prossimi giorni dal medico legale Roberto Vaglio.

Articoli correlati

Caso Acquarica, Gabellone: “Non abbassiamo la guardia””

Redazione

Troppa fretta di venire al mondo, bebè nasce in auto

Redazione

Uccide l’amico per errore, patteggia un anno e mezzo

Redazione

Sradicano bancomat con una gru, caccia ai banditi

Redazione

Avvocati, il 28 l’assemblea deciderà se sospendere la protesta

Redazione

Settimana pedagogica, le scuole ispirate dall’architettura

Redazione