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Al via la stagione dei fumi nei campi: cittadini intossicati, fioccano le prime multe

SALENTO- Lacrimazione degli occhi, irritazione della gola e delle altre vie respiratorie: la stagione dei fumi nei campi porta con sé anche i sintomi delle intossicazioni. I cittadini che le denunciano in questi giorni sono tanti e la causa è ben individuabile: sono i roghi che al tramonto vengono accesi nelle campagne per fare pulizia dei terreni in vista della raccolta delle olive alle porte.

Una pratica antica ed errata, per quanto consentita – ma a certe, precise, condizioni – dalla normativa fitosanitaria che ha dichiarato la provincia di Lecce zona infetta da Xylella. Spetta ai Comuni attrezzarsi per regolamentare nel dettaglio il fenomeno e per effettuare i controlli.

Laddove sono state adottate apposite ordinanze, questi sono i giorni in cui stanno fioccando anche le multe. Due le realtà in cui le sanzioni vengono elevate a tamburo battente.

Ad Andrano, che ha emanato il regolamento nel 2015, a partire dal 23 settembre scorso, sono state comminate già 11 multe, da cento euro ciascuna, ai proprietari degli oliveti che hanno lasciato incustoditi i roghi di sera e li hanno accesi in orari non consentiti.

I sopralluoghi, affidati alle guardie zoofile ambientali dell’associazione Fare Ambiente-Coordinamento di Lecce, hanno consentito di rintracciare i responsabili in poco tempo. Come si vede da queste foto, questa era la situazione, ad esempio, venerdì sera nel centro abitato: sembra nebbia, ma è fumo. Anzi, monossido di carbonio, pericolosissimo per la salute, specie poi se ad essere bruciate sono foglie di oliveti trattati con fitofarmaci.

A Melendugno, invece, i vigili urbani, diretti dal comandante Antonio Nahi, hanno già notificato 4 sanzioni amministrative, avviando 15 accertamenti. Lo scorso anno, in totale, furono 33. In questo caso, la multa ammonta a 166 euro, ma se si è recidivi lievita al massimo, a 500 euro.

I controlli non sono semplici: le pattuglie vanno sui campi, rilevano la posizione con il Gps; da lì si risale ai dati catastali e dunque ai proprietari, non di rado defunti.

Un coordinamento corale dei Comuni su questo fronte non c’è. E le verifiche a più ampio raggio, al di là dei confini comunali, devono fare i conti con le risorse umane scarsissime: da quest’anno, infatti, la polizia provinciale, che solitamente si è occupata di ciò, non ha più personale per farlo, visto che dallo scorso 1 agosto 16 agenti sono stati trasferiti in Regione e qui sono rimasti solo 20 addetti, di cui appena 5 ad occuparsi di questioni ambientali e assetto del territorio.

Lo sforzo delle amministrazioni vacilla. Eppure i regolamenti, anche regionali, parlano chiaro: è vero che, con l’applicazione della normativa su Xylella, il fogliame non può essere trasportato fuori, ma va trinciato o bruciato in loco, ma lo si deve fare rispettando vincoli ben precisi. Innanzitutto, entro gli orari stabili dai sindaci, di giorno, e in assenza di venti, per evitare pericoli alla circolazione stradale ma anche l’inquinamento nei centri abitati.

Poi, i roghi hanno limiti quantitativi: non più di 3 metri cubi di fogliame ad ettaro. Infine, quella che dovrebbe essere la regola madre, puntualmente disattesa: devono essere custoditi, per cui gli agricoltori devono restare sul posto e non accenderli e andare via.

 

 

 

 

 

 

 

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