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Protonterapia: continua la raccolta firme. Melli frena: “Sì alla terapia ma solo se rientrerà nei nuovi Lea”

LECCE- La Protonterapia sbarcherà nel Salento? E’ questa la domanda a cui si vorrebbe dare una risposta per così dare ai salentini che ne avessero bisogno una loro occasione, annullando i viaggi della speranza. Ma se da un lato la raccolta firme avviata da Massimo Rizzo va avanti e se i consensi crescono, dalla Regione c’è attesa di conoscere l’aggiornamento dei  LEA (livelli essenziali di assistenza garantiti dal servizio sanitario nazionale) per capire se questa terapia all’avanguardia per il trattamento dei tumori rientri nei fondi oppure no.

Due strade parallele, ma un unico obiettivo: la salute prima di tutto. E così dopo essersi battuto per l’acceleratore lineare riuscendo a farlo approdare nel reparto di Radioterapia, del Polo Oncologico dell’ospedale Vito Fazzi di Lecce, il signor  Rizzo ha rimesso in moto un esercito di collaboratori per portare nel Salento la Protonterapia.  Nel mondo sono 48 i centri che la utilizzano. In Italia, solo  Pavia, Trento e Mestre.  Massimo ha avviato la raccolta firme su tutto il territorio e sta coinvolgendo le amministrazioni comunali con opportune delibere (ad oggi sono 40 i Comuni che hanno aderito), per chiedere alla Regione di  dar luce a al progetto,  che ha anche ottenuto il pieno appoggio del prefetto di Lecce Claudio Palomba, il quale ha dato la sua disponibilità qualora ce ne fosse bisogno”.

Allo stesso modo la Direzione generale dell’Asl sembra aver a cuore  la voglia di portare questa terapia all’avanguardia nel Salento, ma sembra che questo potrà essere concretizzato solo se la Prontonterapia rientrerà anche per la Regione Puglia (come già accaduto a Pavia , Trento e Metre) nel DM di Riordino dei LEA (livelli essenziali di assistenza garantiti dal servizio sanitario nazionale). “Ora è tutto fermo -afferma Silvana Melli, direttore generale Asl Lecce- attendiamo l’aggiornamento dei Lea,  che rappresentano un intervento importante per agevolare i costi della terapia, tramite il supporto finanziario nazionale. In caso contrario -conclude- si dovrà attendere perchè  la Regione Puglia ha prima bisogno  di sanare i debiti della spesa farmaceutica”.

Ricordiamo che la Proton therapy consiste nel colpire il tumore con fasci di particelle subatomiche (protoni) prodotti da un acceleratore simile, con le debite proporzioni, a quello del Cern di Ginevra. Gli studi, seppur iniziali e limitati nel numero, dimostrano l’efficacia di tale approccio anche per i tumori pediatrici. Si tratta di una metodica efficace almeno quanto la radioterapia classica, ma con minori effetti tossici a lungo termine che, soprattutto nel caso dei bambini, possono portare allo sviluppo di altre patologie, anche gravi.

E.P.

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