Cronaca

L’impianto di compostaggio di Casarano non si farà: no al progetto della figlia del boss

CASARANO-  Dopo un tira e molla durato anni, dopo le contrapposizioni e il faro della Prefettura, naufraga ufficialmente l’ipotesi di realizzazione di un impianto di compostaggio a Casarano. La Provincia di Lecce, nei giorni scorsi, ha espresso diniego alla richiesta di autorizzazione unica avanzata dalla società Geco Ambiente srl.
Arriva il no, dunque, al progetto di Tiziana Scarlino, figlia del boss di Taurisano Pippi Calamita e sempre presente, fino all’ultimo, nelle sedute della conferenza dei servizi. Ricevette in donazione le quote della società nel luglio 2013 dal marito Gianlugi Rosafio, noto alle cronache penali per i procedimenti giudiziari per smaltimento illecito dei rifiuti.Parentele che comunque non hanno pesato sull’iter: la Prefettura di Lecce, con nota del 23 maggio 2014, ha comunicato l’insussistenza di elementi che potessero evidenziare il pericolo di infiltrazione mafiosa.

L’impianto, che avrebbe dovuto trattare fino a 15.500 tonnellate l’anno di rifiuti organici biodegradabili non pericolosi, non ha superato il vaglio della Asl di Lecce, che ha espresso parere negativo, così come il Comune di Casarano, che ha argomentato puntando sugli impatti ambientali e odoriferi in particolare, rovesciando, dunque, quel via libera alla compatibilità urbanistica rilasciato in prima istanza. Arpa Puglia ha ritenuto di non esprimersi, poiché la documentazione richiesta non è stata prodotta.

La storia del progetto risale al 31 luglio 2012, quando la società ha presentato alla Provincia richiesta di verifica di assoggettabilità a Valutazione di impatto ambientale per l’impianto che sarebbe dovuto sorgere accorpando sei lotti nella zona industriale di Casarano, per circa 15mila mq. La decisione di non assoggettare a Via il progetto scaturì, come svelato dall’Indiano di Telerama, da una nota con la quale l’ufficio tecnico argomentò che, intorno ai terreni su cui era stato progettato l’insediamento, non ci fossero abitazioni. Una circostanza non vera, come tra l’altro contestato da un altro ufficio del Comune, il Suap: lì vicino vivono almeno 500 persone. E questa è stata la chiave di volta per far cadere il progetto.

Articoli correlati

L’alta formazione sull’asse Salento-Albania

Redazione

Giancane, sopravvissuto a due agguati: “Nessuna guerra di mafia Casarano-Monteroni”

Redazione

Dopo la vernice, le fucilate: ancora nel mirino l’abitazione del boss Verardi

Redazione

Giovanni torna a casa avvolto nel tricolore: oggi i funerali

Redazione

Si è spento Alfredo Malcarne, presidente della Camera di Commercio di Brindisi

Redazione

“Non fu diffamazione”, assolti i giornalisti accusati dalla Bellanova

Redazione