LECCE- Più donne, tante, troppe di più. Quest’anno nel “ghetto” di Nardò la loro presenza risalta agli occhi, tra i 200 lavoratori ammassati in contrada Arene-Serrazze, senza servizi e ancora in attesa dell’allestimento completo del campo fatto di tende e container. Questi i dati ancora allarmanti e resi noti oggi da FLAI-GCIL dopo l’ultimo sopralluogo.
Il tavolo in prefettura aveva lasciato sperare in un risvolto in tempi brevi, ma così non è stato. Una petizione di Progressi.org per la campagna nazionale “Stop al caporalato. Coltiviamo la legalità” sgomita per risultati più concreti.A promuoverla è la sinergia di Progressi.org insieme alle altre organizzazioni del territorio: Lavoro & welfare, ARCI, Consiglio Italiano per i Rifugiati, ASGI, Lega ambiente, cittadinanza attiva, Unione Forense per i diritti umani e FLAI-CGIL.
La richiesta è di accelerare i tempi sull’approvazione della legge contro lo sfruttamento del lavoro in agricoltura ferma al Senato da gennaio. Un tempo troppo lungo per chi sotto il sole cerca di guadagnarsi il pane ma si ritrova a dover pagare anche quello: 3 euro circa per un panino, quasi due euro per una bottiglietta d’acqua e cinque per la tratta in bus per raggiungere il campo.
In questo contesto,spiega Donatella Tanzariello(CIR Puglia), il passo dall’accoglienza alla mercificazione è molto breve: speculare sul disagio e sulle difficoltà che rendono i migranti vulnerabili non è poi così difficile.
Nei prossimi giorni sarà sottoscritto in Regione l’accordo attuativo del Protocollo sperimentale nazionale per contrastare il fenomeno. Tra gli impegni presi da Flai, la presenza quotidiana a Nardò e a Foggia di una Tenda Rossa che aiuti i lavoratori a riprendersi i propri diritti e ad averne maggiore consapevolezza per il futuro.
Si parte dalla Puglia come luogo simbolo di una lotta che vorrebbe meno vaucher e più agevolazioni fiscali, meno lungaggini burocratiche e più certezze, meno precarità e un maggiore rispetto per la dignità umana.
