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Lecce: altra delusione, ma il futuro non è incerto come un anno fa

LECCE- Un anno fa, da tempo, si diceva “avanti un altro” sperando che, chi avesse a cuore le sorti del Lecce, potesse presentarsi a casa Tesoro e discutere sul futuro del Lecce. Oggi si dice: “avanti un’altra”. Stagione di Lega Pro, s’intende. Sarà la quinta consecutiva, delle quali quattro chiuse ai play off, due in finale, una, quella appena conclusa, in semifinale.
Si è fatto meglio della passata stagione quando Miccoli e compagni neanche riuscirono a qualificarsi per i play off. Ma non basta. La delusione è tanta, monta con il trascorrere delle ore, però è destinata a sciogliersi in quella distesa di serenità, almeno così sembra, nella quale poggiano le basi di una società che intende ancor di più strutturarsi, come non è accaduto negli ultimi quattro anni.

Si riparte, dalla società che Saverio Sticchi Damiani ha avuto il merito di mettere in piedi ancorando una nave che stava per affondare al presidente Tundo e a Corrado Liguori, e dopo anche ad Alessandro Adamo, oltre ad assicurare uno sponsor di portata nazionale per un biennio, cioè anche per il prossimo. Non è poco ripartire così. Però c’è bisogno di rifondare la squadra cedendo i calciatori che non rientreranno nei piani della gestione tecnica e lasciando partire chi è stato promesso ad altri club, ad altre categorie.

Forse si ripartirà da un nuovo allenatore, oppure ancora da Piero Braglia. Colui che ha portato il Lecce ad alta quota, fino a convivere quasi con il Benevento. Il Lecce è stato ad un passo dal soffiare il primo posto alla squadra di Auteri, ma non ci è mai riuscito. E poi è cominciata l’incredibile discesa. La squadra giallorossa oscillava tra il secondo e il terzo posto e, a un certo punto, ha visto anche il fondo del quarto posto, cioè quello che non assicurava al cento per cento la qualificazione ai play off. Dopo la sfida contro il Matera la squadra ha stentato, per chi o per cosa questo non si saprà mai. Restano i diciotto risultati utili consecutivi che Braglia e la squadra sono riusciti ad inanellare. Uno dietro l’altro. Dopo, la nave giallorossa non è riuscita a seguire il vento giusto. Sulla gestione tecnica, gli addetti ai lavori della società, faranno le considerazioni necessarie e valuteranno una eventuale conferma del tecnico.

Stando a quelle che sono le considerazioni dei tifosi il tecnico toscano avrebbe meno del cinquanta per cento di possibilità di rimanere in sella. Il suo gioco è stato produttivo fino a un certo punto, ma altre squadre hanno dimostrato di essere superiori su questo piano. Braglia è arrivato in corsa, ma era ottobre e qualcosa in più anche con una squadra costruita per un altro sistema di gioco era esigibile considerando anche il parco giocatori, alcuni arrivati a gennaio su richiesta dello stesso Braglia.

Una cosa è certa: il patrimonio tecnico non è stato sfruttato come avrebbe richiesto una stagione di Lega Pro lunga e logorante. Certi colpi di mercato come Curiale e Caturano verranno magari sfruttati a dovere in altre piazze. Qui resta il rimpianto di non averli visti all’opera come avrebbero meritato.

La stagione si è chiusa tra le lacrime e gli occhi umidi anche di gente navigata come Papini, il capitano. Forse è stato il suo ultimo campionato in giallorosso. Oggi il cacio non è più quello di 30 anni fa. Il tecnico del Pisa Gattuso, in polemica con il suo presidente, ha detto: non servono i college, ma i soldi. Forse in Lega Pro c’è bisogno di molto meno, sicuramente di una società granitica, sovrana. Il primo passo è stato fatto. Avanti con il secondo, anche se segnato dalla delusione.  

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