Cronaca

Maxi operazione nel Brindisino: sgominata banda dedita allo spaccio

BRINDISI-98 capi di imputazione, 48 provvedimenti per associazione a delinquere finalizzata al traffico di sostanze stupefacenti ed estorsioni, 9 arresti e un latitante. È questa la mole della maxi operazione condotta, fin dalle prime luci dell’alba, dall’arma dei carabinieri in provincia di Brindisi. Torchiarolo, il centro nevralgico di questa autentica banda dello spaccio, ma anche Mesagne e San Pietro Vernotico. Un modo assolutamente intelligente, come lo stesso Cataldo Motta, Procuratore della Repubblica di Lecce, non ha avuto difficoltà a definire, quello con cui avveniva l’approvvigionamento: partivano in tre, da un’autofficina di proprietà di uno degli affiliati, a bordo di un carro attrezzi e due autovetture, con destinazione Andria (BAT), per poi ritornare, dopo aver fatto il “pieno”, con una delle due automobili, carica di droga, trainata proprio dal mezzo più pesante, mentre l’altra faceva da staffetta o, comunque, da sentinella.

A finire in manette sono stati il capobanda Giuseppe Perrone, di Torchiarolo, detto “Barabba”, le cui attività illecite si distribuivano tra i territori di Brindisi e Lecce, Maurizio Maiorano, anch’egli, come Perrone, di Torchiarolo e suo braccio destro il cui ruolo era di acquistare e rivendere la droga, nonché gli altri membri della gang che rispondono ai nomi di Luca Lorfei (36 anni, Torchiarolo), Paolo Golia (33 anni, San Pietro Vernotico), Massimiliano Lasalvia (28 anni, San Pietro Vernotico), Maurizio Lasalvia (31 anni, Torchiarolo), Giovanni Maiorano (35 anni,Torchiarolo), Francesca Perrone (31 anni, Torchiarolo) e Gianluca Maiorano (33 anni, Torchiarolo).

Tutti poco più che trent’enni, erano svariati e diversificati tra loro, come risulta dalle intercettazioni, i nomi che utilizzavano per riferirsi agli stupefacenti, spesso associandoli a diversi gradi di parentela (nonna, cugino, zia,..) per indicarne dosi e tipologia. Non solo spaccio, tuttavia, ma anche detenzione illecita di armi da fuoco ed estorsioni perpetrate in pieno stile mafioso, come nel caso di due automobili (una Fiat 500 e una Mercedes classe A) sottratte con la forza ai proprietari in pagamento, com’è intuibile, di alcune partite di droga.

Quello che risalta agli occhi, come sottolineato anche dallo stesso Motta, è che così come il nord barese e la BAT si confermano, ancora una volta, piazza privilegiata della compravendita di allucinogeni come cocaina e marijuana, è altrettanto vero che la provenienza degli arrestati, in stragrande maggioranza originari di Torchiarolo, getta una luce negativa su un paesino che, contando poco più di cinquemila abitanti, sembra però garantire la giusta copertura a chi si rende responsabile di tali reati.

Luca Nigro

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