LECCE- Gli abbattimenti di ulivi, anche quelli sani, erano legittimi, perché le misure europee anti-Xylella che l’Italia ha applicato in Puglia, eradicazione delle piante inclusa, sono valide. È quanto ha sostenuto l’avvocato generale presso la Corte di Giustizia Europea. Non è la sentenza dei giudici, sia chiaro. Non è la parola fine, che spetta comunque sempre ai magistrati che hanno trattato il caso nell’udienza del 4 maggio scorso, dopo il rinvio pregiudiziale del Tar Lazio. Tuttavia, di norma, le conclusioni dell’avvocato generale vengono spesso sposate nella sentenza. E questo, ovviamente, rischia di riaprire l’intera partita sulle estirpazioni, nella fascia nord Leccese e nel Brindisino, lì dove solo il sequestro penale ancora in corso vincola al mantenimento degli alberi. Se dovesse essere revocato, tornerebbero in vigore le ordinanze emesse dall’ex commissario straordinario Giuseppe Silletti, mai annullate da nessuno.
L’avvocato generale Yves Bot «non ha ravvisato l’esistenza di una contraddizione tra le misure che impongono l’abbattimento e ulteriori ricerche scientifiche e trattamenti fitosanitari preventivi». In sostanza, è ritenuta legittima la decisione della Commissione Ue del 18 maggio dell’anno scorso, poiché «non è stata rilevata una violazione dei principi di precauzione, adeguatezza e proporzionalità», anche perché la Commissione si è rifatta a un parere dell’Efsa sulla Xylella del 6 gennaio 2015 che ha «messo in evidenza l’esistenza di un rischio almeno potenziale» e «pertanto sufficiente a giustificare l’adozione di tali misure». Di conseguenza, sottolinea Yves Bot nelle sue conclusioni, «nonostante non sia certo che le misure in questione possano arrestare definitivamente e completamente la dispersione del batterio, le stesse appaiono comunque idonee a limitare questo rischio».
