LECCE- Si chiama Adi, assistenza domiciliare integrata, ed è un servizio che ogni Asl dovrebbe garantire : cura, riabilitazione e assistenza a domicilio per i malati che hanno necessità di essere assistiti continuamente ma che prima o poi devono lasciare l’ospedale.
Il malato tornerà a casa ma avrà diritto ad un’assistenza fornita dall’ospedale. Qualche ora al giorno, da stabilire secondo un piano individuale. Attualmente questo servizio, a Lecce, è fermo da alcuni mesi. La gara d’appalto per la gestione del servizio che prevede ore di assistenza giornaliere tra Oss, infermieri e fisioterapista, è stata aggiudicata solo qualche giorno fa ad una onlus che ha presentato, secondo Dario Cagnazzo, segretario territoriale della Fsi, un’offerta al massimo ribasso, con una riduzione del 50 % , 15 mila euro, rispetto al budget messo a disposizione dall’Asl, di poco più di 30 mila euro annui.
Come evidenziato dal sito sanitàsalento.net la situazione diventa preoccupante. Come possono essere garantiti i salari agli operatori, e come possono essere garanti i contributi? Nel bando di gara, è stata inserita la clausola del rispetto dei diritti previsti dal contratto nazionale del lavoro sulla sanità privata?
Su cosa si risparmia? E poi, si chiede Cagnazzo, è giusto risparmiare sulla pelle dei lavoratori? Perché facendo un po’ di calcoli e sommando gli stipendi previsti per operatori di questo tipo, la cifra dei 15 mila euro annui viene superata abbondantemente. Cagnazzo ha chiesto verifiche al direttore amministrativo dell’Asl pastore.