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Stretta sul Poligono di Torre Veneri, esercitazioni a fuoco caleranno del 40 per cento

LECCE-Tra marzo e maggio, le giornate di esercitazione a fuoco dovranno diminuire del 40 per cento. Inoltre, tra ottobre e febbraio, periodo di formazione dei laghi temporanei, è proposta l’immediata riduzione dell’utilizzo dei carri armati del Poligono G.
Ogive, bossoli e altro materiale disperso durante le esercitazioni a terra e a mare dovranno essere raccolti e smaltiti e l’attività di bonifica dovrà essere certificata. Sono le condizioni più stringenti, a cui se ne aggiungono altre, in base alle quali è concesso l’utilizzo del poligono di Torre Veneri. Lo ha stabilito la Regione Puglia, con determinazione del dirigente della Sezione Ecologia del 21 aprile scorso.

È una decisione affatto scontata: arriva dopo il preavviso di diniego, risalente al 5 febbraio scorso, all’istanza presentata dal comando militare per la Valutazione di Incidenza Ambientale finalizzata all’approvazione del nuovo Disciplinare d’Uso del Poligono. Lo aveva detto Bari: le esercitazioni militari, così come vengono effettuate finora, non possono andare avanti e vanno modificate in numero di giornate, spazi coinvolti, impatti che provocano, oppure vanno fermate, perché non compatibili con la presenza lì di un doppio Sito di importanza comunitaria, terrestre e marino. Lì, d’altronde, sono già state superate le soglie di concentrazione di rame e piombo nel suolo. Ora, si riconosce che la pressione generata dai poligoni “è esercitata sul 3 per cento della superficie del SIC”, ma il peso prodotto a livello di impatti acustici arriva fino a “circa il 60 per cento”.

Per questo è arrivata la stretta, dopo le controdeduzioni dei vertici militari e la lunga battaglia portata avanti dal gruppo Lecce città pubblica. Si stabilisce, inoltre, di “attivare un tavolo di consultazione tra la Regione Puglia (o Ente di gestione del SIC a seguito della sua prossima individuazione) e l’Autorità militare responsabile del Poligono per migliorare i criteri di gestione ambientale delle attività militari”; “identificare eventuali aree di tutela integrale da interdire”, dove “poter avviare interventi di conservazione, restauro e rinaturalizzazione degli habitat di interesse comunitario”; “limitare il transito dei mezzi blindati, cingolati e gommati, individuando percorsi prestabiliti; avviare un “progressivo contenimento delle giornate di esercitazione a fuoco […] per giungere, nel tempo, alla loro sospensione prioritariamente nei periodi riproduttivi della fauna”; “sollecitare la definizione del Piano di caratterizzazione”. 

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