LECCE- “Il Salento è anche e soprattutto la sua Università” e dev’essere “un centro di energia culturale che affianca le istituzioni e le forze vive della società”. È “l’auspicio” con cui il rettore Vincenzo Zara dichiara aperto il 61° anno accademico dell’Università del Salento, dopo aver ricordato nell’incipit del suo discorso Giulio Regeni, chiedendo “verità sulla sua morte” a nome della comunità di studio e ricerca.
È il giorno del nuovo corso per l’Ateneo, impegnato a “rifondare un patto” con il territorio, rinnovando quello di sessant’anni fa, quando cittadini si autotassarono per dare vita a questa istituzione.
Durante la cerimonia nel centro congressi di Ecotekne, sono state ribadite le criticità del percorso: contrazione dei fondi, in primis. Ciò che fino a qualche mese fa ha agitato lo spauracchio di un possibile futuro accorpamento con altre sedi.
“Identità”, dunque, come leva per andare avanti e rinnovare l’appeal dei 55 corsi di laurea attivi, che quest’anno, grazie anche a uno sforzo nell’orientamento degli studenti delle scuole superiori, ha fatto segnare un incremento del +1,7 per cento di immatricolazioni pure, molto al di là rispetto alla media nazionale del +0,4 per cento e in controtendenza rispetto al dato regionale – 5,5 per cento e del Sud Italia del -3 per cento.
Nel 2015, sono stati 3.267 i laureati all’UniSalento. Il punto resta quello di aiutarli a inserirsi nel mondo del lavoro. Indicata la prospettiva, restano le difficoltà. Non sono mancate le contestazioni, sebbene molto soft: quella dei docenti che rifiutano di sottostare ai meccanismi della valutazione della ricerca, facendone l’ateneo più ribelle d’Italia; e poi quella dei musei del polo universitario, alle prese col rischio azzeramento delle risorse. Un disappunto che il Museo dell’Ambiente ha voluto esprimere con tanto di cartelli all’ingresso.