SAN CATALDO- Forse ci avevamo visto bene quando abbiamo posto diversi interrogativi in merito alla chiusura del “Diurno” di San Cataldo e all’alienazione degli immobili della marina leccese. Ora la vicenda, come scrive La Gazzetta del Mezzogiorno, è finita in Procura, con un’inchiesta che vede indagati due funzionari comunali per “esercizio arbitrario delle proprie ragioni”, sulla scorta di una denuncia presentata dall’ex custode, dopo che le serrature delle porte dei bagni pubblici di fronte al mare sono state cambiate.
L’amministrazione comunale si è accorta che a San Cataldo mancano i bagni pubblici dopo il nostro servizio di domenica scorsa, tanto che il consigliere con delega alle marine Antonio Lamosa ha scritto al sindaco.
Il presidente della Commissione Controllo Antonio Rotundo incalza, dopo i nostri servizi, sulle alienazioni di beni pubblici al servizio della collettività, richiamando la legge.
E questo vale tanto per il diurno, quanto per l’immobile che ospita la pro loco e, d’estate, anche la postazione di assistenza sanitaria. Dove sarà collocata ora? O è possibile pensare che chi lo ha acquistato abbia solo voluto dimostrare benevolenza nel dare un contributo alle casse comunali senza trarre reddito per sé? La pubblica amministrazione ancora non ha risposto. le risposte ancora non giungono. Ma perché c’è tanto riserbo sulle vendite? Il consigliere delegato, dal canto suo, preferisce non guardare al passato, quando lui comunque non ricopriva questo ruolo, ma auspica di partire da zero.
Intanto Rotundo chiama in causa la corte dei conti per la vicenda del lido Salapia, struttura balneare realizzata dal Comune diventata nel giro di pochi anni “un rudere, una discarica a cielo aperto, il simbolo del degrado e dell’incuria oltre che un colossale monumento allo spreco di denaro pubblico. Oltre 300mila euro -dice- sono andati letteralmente in fumo”.
