Cronaca

Non solo Nichel, anche troppo Arsenico nella falda vicino all’ex discarica di Nardò

NARDO’- Ci sono tracce importanti di Arsenico nella falda intorno alla ex discarica di Castellino, a Nardò. Dopo gli sforamenti di Nichel, un altro elemento tossico contamina le acquee sotterranee della zona. L’allarme, stavolta, è ancora più grave, trattandosi di uno tra i più potenti cancerogeni conosciuti, stando alla classificazione dell’Agenzia internazionale di ricerca sul cancro.
Il dato è emerso dalle analisi condotte da Arpa Puglia su due pozzi spia a valle del sito in cui, dal 1992 al 2007, sono stati conferiti i rifiuti di mezza provincia: l’Arsenico è presente in una concentrazione di 14 microgrammi/litro a fronte dei 10 fissati come soglia d’allarme nell’acqua potabile da parte dell’Organizzazione mondiale della Sanità. La notizia è stata ufficializzata dalla stessa Arpa al consigliere regionale del M5s Cristian Casili, che aveva richiesto chiarimenti sullo stato dell’arte dei monitoraggi.

“Vogliamo sapere – dice il consigliere neretino – se sono state adottate tutte le prescrizioni a cui avrebbe dovuto ottemperare la società privata che gestisce il sito, la Mediterranea Castelnuovo 2 Srl. E’ urgente capire se eventuali accumuli di acque meteoriche si stanno infiltrando nel corpo della discarica stessa formando, a contatto con il materiale depositato, quantità di percolato che poi finisce in falda compromettendone la salute della stessa”.

È quello che si teme stia davvero accadendo, non essendo mai stato quel sito né bonificato né tanto meno messo in sicurezza, a causa di un contenzioso con la ditta proprietaria, che non vuole accollarsi i costi a seguito del danno economico che avrebbe subito dall’anticipata chiusura dell’impianto, nel 2007. Già nell’ottobre scorso, Telerama aveva rivelato per la prima volta i rischi di inquinamento della falda, rendendo noto un monitoraggio di Arpa risalente agli inizi del 2015: in due dei tre pozzi spia all’interno della ex discarica, i valori del Nichel rilevati avevano, in alcuni casi, quantitativi superiori ai limiti di legge.

È stato l’input che ha costretto Asl di Lecce, Comune di Nardò e Provincia ad attivarsi. Dopo un primo incontro a marzo, tuttavia, ci si è ritrovati solo ad ottobre, decidendo di allargare le analisi ad altri venti pozzi intorno al sito.

Ora, la conferma del fatto che la fase di post gestione sia diventata ancora più urgente. Servirebbero, stando alla prima stima dei costi, almeno 5 milioni di euro, ma a carico di chi? “Accelererò affinché in Regione si possa fare chiarezza sulle responsabilità degli enti pubblici e privati coinvolti – dice Casili – e far partire urgentemente il piano di messa in sicurezza”.

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