Cronaca

I quattro giorni dell’orrore: sottoposto a fermo l’aguzzino

NARDO’-In commissariato è arrivata scalza, seminuda. Ha corso nella notte per i 250 metri che, dalla casa dell’orrore, la separavano dalla salvezza. Ha bussato, terrorizzata dall’idea che il suo aguzzino l’avesse seguita.  È successo alle 5.45 del mattino. Cinque ore dopo, la Polizia ha preso, sottoponendolo a fermo, Alexei FLOREA, 31 anni, nato in Romania, accusato di sequestro di persona, violenza sessuale e riduzione in schiavitù.

Secondo gli agenti del Commissariato di Nardò, diretti dal dott. Leo Nicolì che ha condotto le indagini, l’uomo avrebbe tenuto segregata la sua compagna, una connazionale 42enne, da domenica fino all’alba di giovedì, quando lei è riuscita a scappare. È stata picchiata e stuprata ripetutamente, ha dovuto mangiare con un cucchiaio le feci dell’aguzzino, che ha filmato la scena e l’ha inviata al presunto rivale, perché questa era la colpa della vittima. L’aggressore era convinto di essere stato tradito e la sua gelosia ha dato vita ad un comportamento non umano. Le ha urinato sul viso, le ha dato delle pastiglie di benzoadiazepine per stordirla, le ha tagliato i capelli cortissimi e, portandola davanti allo specchio, quando lei aveva già il volto tumefatto a causa dei pugni, le ha chiesto “Così ti piaci?”.

Ma secondo gli inquirenti, oltre alla gelosia c’era qualcos’altro: la volontà che lei fosse totalmente sottomessa e si prostituisse. Tant’è che lui l’ha legata con del nastro adesivo da imballaggio, l’ha avvolta in un lenzuolo e se l’è caricata in spalla, dicendo “Hai due scelte: o ti prostituisci i muori. Ti getto in mare”. Poi ancora botte con l’aiuto di una gruccia di legno. Lei, badante, viveva a nardò da una decina d’anni. Sposata e separata, ha due figli che vivono in romania. Ad agosto ha iniziato la relazione con il connazionale, più giovane di undici anni. Un rapporto fatto di alti e bassi. A Natale sono andati a convivere e lei ha lasciato il lavoro, convinta da lui, con la promessa di una vita migliore. Lui, però, era disoccupato; talvolta faceva l’assistente in una palestra, che frequentava assidumente, infatti è muscoloso e partecipava a dei combattimenti. A ottobre il primo gesto violento: secondo il racconto della donna, mentre erano in auto, lui la colpì alla nuca, tramortendola.

Per farsi perdonare, il giorno dopo le inviò non un mazzo di fiori, ma 200 euro. Poi ancora alti e bassi, fino alla violenza scoppiata domenica 31 gennaio. Nei giorni da reclusa, la vittima è stata accompagnata fuori due volte: la prima dal parrucchiere, perché “aggiustasse” lo scempio che le aveva procurato in testa; la seconda in un negozio a comprare dei trucchi. Qui delle donne si sono accorte dei lividi sul viso dlla 42enne. Quando la donna è arrivata in commissariato, gli agenti hanno chiamato l’ambulanza, che l’ha portata in ospedale a Copertino, dove tra l’altro sarebbe stata notata poco dopo l’auto dell’uomo, una Laguna grigia.

Nel frattempo, i poliziotti cercavano Florea, a casa e nei luoghi da lui frequentati, senza successo. Alle 10,25 lo hanno trovato: fuori casa, insieme alla madre, le chiavi dell’auto in mano. Tranne uno sguardo di disappunto quando ha visto gli uomini in divisa, da quel momento è rimasto impassibile.

Gli interrogatori stanno continuando: le donne nel negozio, il parrucchiere, la madre di lui. Le indagini della Polizia proseguono. Sono stati sequestrati la gruccia, il nastro adesivo, un pc e dei cellulari, le pillole, oltre al portafogli in cui l’uomo aveva 3mila euro in contanti, segno che probabilmente stesse per fuggire.

 

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