Cronaca

Monsignor D’Ambrosio scrive a Franceschini: “Salvi dal degrado le chiese barocche”

LECCE- Carta e penna e una lunga lettera rivolta al Ministro dei beni culturali Dario Franceschini. A scriverla è monsignor Domenico D’Ambrosio, arcivescovo di Lecce, o di quella che lui chiama la capitale del ricamo della pietra, la città del barocco per eccellenza. Ed una richiesta: salvare le sue chiese dal degrado al quale vanno incontro.
Con un invito: quello a venire in città per visitarle personalmente. L’occasione che ha spinto monsignor D’Ambrosio a scrivere al ministro è in realtà una questione di cuore: un appello a salvare un’antica abbazia abbandonata di Peschici, nel Gargano, la sua città natale: la chiesa di Santa Maria di Calena dell’ XI secolo. D’Ambrosio sollecita il ministro ad accendere i riflettori sull’abbazia benedettina destinata al crollo, e chiede, contemporaneamente, un interessamento anche per Lecce.

“Come legge sono l’Arcivescovo della capitale del ricamo della pietra, come amo definire la mia Lecce – scrive lo stesso D’Ambrosio – ma per ora non vengo a parlarle o a presentarle i molti problemi che mi travagliano come vescovo di questa città per tutelare le sue stupende e inimitabili Chiese e monumenti sacri, espressioni raffinate del barocco leccese. Sarei contento e onorato di una sua visita in questa nostra città perché ne ammiri la sua bellezza e ci dia una mano nel tentare di mettere mano al degrado di molte sue Chiese”.

L’occasione, come si diceva, è la necessità di intervenire per la chiesa di Santa Anna di Galena, tra l’XI e il XII secolo. “Da tempo – aggiunge l’arcivescovo – sto rimandando l’invio di questa lettera che indirizzo a lei quale Ministro dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo e dunque all’Autorità competente nella questione che lei già conosce e che ora vengo ad esporre. Devo confessarle che ciò che mi ha spinto a mettere mano a questo scritto è l’evidenza del suo impegno, della sua passione, della sua tenacia e della sua competenza nella difesa e tutela del nostro patrimonio artistico, non ultimo i bei risultati raggiunti a Pompei. Ma possibile che nel nostro Sud dobbiamo continuare ad assistere alla latitanza di chi dovrebbe farsi presente secondo norme e leggi che regolano la tutela e difesa del patrimonio artistico, del nostro Paese? Forse oso troppo: ma le andrebbe di fare una visita a questa secolare Abbazia abbandonata, dimenticata, bistrattata, depredata della sua bellezza e della sua arte?”

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