Cronaca

Microtunnel al limite della fattibilità: “Così Tap non può iniziare i lavori”

LECCE- La parte più delicata, almeno su suolo italiano, dell’intero gasdotto Tap è in forse. Sulla realizzazione del microtunnel, la documentazione tecnica presente sul sito del Ministero dell’Ambiente fornisce i dettagli sulle difficoltà dell’opera. E non sono di poco conto. Dall’intralcio rispetto alle praterie di flora marina alla conformazione del suolo, soprattutto sabbia, sul quale il tunnel dal diametro di tre metri dovrebbe poggiare, fino al pericolo di accumulo di gas nelle cavità carsiche presenti e all’abbassamento stimato in 10 centimetri della falda acquifera. Un elenco di ostacoli tecnici ancora da superare: di tutte le prescrizioni che Tap è tenuta a soddisfare prima dell’avvio di qualsiasi azione sul cantiere, non una è stata ancora ottemperata, mentre nella gran parte dei casi è in fase istruttoria o di presentazione della documentazione e nel caso della A3 sospesa.

“E’ il motivo per cui non può avviare i lavori il 18 gennaio”, ribadisce il sindaco di Melendugno, Marco Potì. La data è quella prevista per iniziare l’espianto degli ulivi rispettando il periodo necessario al riposo vegetativo. Dunque, non c’è solo il nodo in mano alla Procura della coincidenza tra le particelle su cui Tap deve estirpare – ai fini di un successivo reimpianto – gli alberi che, secondo le sue analisi, sono non affetti da Xylella e quelle su cui, invece, le aziende agricole hanno detto di aver subito danni dal batterio.  C’è molto altro. “Tap non ha ancora chiarito se il microtunnel si può fare o no. E un’eventuale alternativa dev’essere sottoposta a Via”, spiegano i No Tap.

Nel parere del 18 dicembre scorso, la Commissione tecnica Via ha innanzitutto detto che non può essere frazionato il progetto esecutivo del microtunnel che deve passare sotto la spiaggia di San Basilio e la pineta. Di più, il Ministero chiede di allungarlo perchè così, in mare, è di intralcio alle praterie di posidonia e di cymodocea. In sostanza, dai 1485 metri di progetto dovrebbe passare a 1616. Ed è qui che emerge il documento più clamoroso: in una nota di luglio scorso, finora inedita, Tap afferma che “il rispetto di tale prescrizione comporterebbe rilevanti difficoltà realizzative a causa di una maggiore lunghezza del microtunnel stesso risultante dalla necessità di prolungarne la lunghezza e della maggiore profondità delle acque in cui operare”. Difficoltà che “rendono l’esecuzione del microtunnel al limite della fattibilità convenzionale”. Il Ministero, però, su questo non ha fatto passo indietro.

Poi c’è un altro punto nevralgico: le prospezioni geologiche nell’area hanno evidenziato che sotto la pineta il terreno ha consistenza di sabbia imbevuta d’acqua e che fino a 30 metri di profondità non è stato trovato basamento. Questo significa, secondo i tecnici del Comune, che con il peso l’opera rischia di sprofondare. E che in caso di perdita di gas, questo potrebbe andare a riempire le cavità carsiche presenti, a meno che queste non verranno riempite prima di calcestruzzo.  Inoltre, essendo il pozzo di spinta a livello di falda, il pericolo dichiarato sarebbe quello di diventare il canale di scolo della Palude di Cassano, abbassando di 10 centimetri anche il livello della falda d’acqua dolce.

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