Cronaca

I vigneti emigrano al Nord, in un mese persi 436 ettari

LECCE- E’ come se un pezzo di terra, pregiato, venisse ritagliato da qui e incollato al nord: è quello che succede con il trasferimento fuori regione dei diritti di reimpianto originati da vigneti da vino estirpati in Puglia. In un mese, quello in corso, sono “emigrati” ben 436 ettari e altre richieste sono ancora al vaglio della Regione, perché c’è tempo fino al 31 dicembre.
È il dato choc che emerge dalle due determine del dirigente della Sezione regionale agricoltura, Giuseppe D’Onghia, del 9 e del 22 dicembre. A via Capruzzi, infatti, spetta l’istruttoria e la verifica sul rispetto delle condizioni, ma nulla più: la compravendita delle quote dei vigneti viene fatta tra privati, aziende locali che vendono a società settentrionali le quote di produzione e possono farlo entro l’ottava campagna successiva a quella in cui è avvenuta l’estirpazione della superficie vitata, altrimenti i diritti non esercitati passano automaticamente alla riserva regionale.

Ma dove traslocano i nostri diritti di reimpianto? La gran parte in Veneto, poi in Friuli Venezia Giulia e, infine, Lombardia e Toscana. Queste sono le quattro regioni di destinazione finale della contrattazione: nel solo mese di dicembre, sono pervenute 234 istanze da produttori veneti che hanno acquistato un totale di 338 ettari di vigneto. 25 le richieste dei friulani, per complessivi 67 ettari; due quelle dei toscani, che hanno acquisito oltre venti ettari, e altrettante quelle dei lombardi, per 13 ettari. Con quelle quote lì verranno prodotti vini DOP o IGP. Ecco perché il valore del diritto acquistato lì diventa maggiore. Qui cosa resta? Una perdita secca. “Non abbiamo possibilità di vietare la compravendita delle quote”, ha spiegato D’Onghia.

In effetti, la Regione Puglia ha inizialmente limitato l’utilizzo dei diritti di reimpianto al solo ambito territorio regionale. E ciò “al fine sia di tutelare la viticoltura di qualità sia per salvaguardare le zone viticole regionali difficili dal punto di vista sociale, economico ed ambientale”. Poi, ha richiesto all’Avvocatura regionale un parere sulla deroga adottata e questa ha ritenuto “verosimile che un diniego al trasferimento dei diritti di reimpianto, fuori dall’ambito territoriale della Regione, possa determinare il sorgere di azioni giurisdizionali con contestuale richiesta di risarcimento danni”.

Da qui la marcia indietro: prima la valutazione caso per caso, poi, nel marzo scorso l’ok complessivo ai trasferimenti in regola. Infine, il 9 maggio, sono state addirittura emanate le procedure per semplificare il rilascio delle autorizzazioni.

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