LECCE- La parola passa al gip. Sarà infatti il giudice per le indagini preliminari a convalidare il sequestro d’urgenza che il procure aggiunto Elsa Valeria Mignone e il pm Roberta Licci hanno emesso per salvare gli ulivi dall’abbattimento. Urgente, proprio perché il tempo stringeva e il 16 dicembre le ruspe sarebbero tornate in azione. Poi si andrà avanti nell’inchiesta che ha smantellato anni di ricerche, rigide disposizioni, convinzioni sbagliate.
Ed ora una certezza, venuta fuori dopo un anno e mezzo di ricerche della procura leccese e degli uomini della polizia giudiziaria della forestale: l’abbattimento è inutile, non contiene la diffusione del batterio che ha avuto 15 -20 anni di tempo per mutarsi e sviluppare ben 9 ceppi di versi. La quarantena non ha senso , e Xylella può essere solo una concausa del disseccamento rapido. Gli esposti che gli ambientalisti hanno presentato in Procura hanno dato l’input alle indagini che poi sono diventate autonome.
Proseguiranno perché gli inquirenti sanno già che l’elenco delle responsabilità è lungo e non si ferma ai 10 tecnici, ricercatori, responsabili di osservatori, dipartimenti e istituti, oltre, naturalmente a Giuseppe Silletti, nominato dal governo commissario straordinario dell’emergenza.
Emergenza che, alle luce delle indagini, non c’è, anche se è indubbio che la malattia esista e che negli ultimi anni sia diventata più aggressiva. La colpa può essere attribuita anche allo stato di abbandono in cui sono stati lasciati uliveti.
Un corto circuito, una mancanza di comunicazione tra istituti, esperti, ricercatori, istituzioni, nonostante i finanziamenti per la ricerca e per i ristori siano stati annunciati ed elargiti, ed ora su quello si sta indagando.
