SQUINZANO- E’ agli arresti domiciliari, ottenuti per l’incompatibilità tra il suo stato di salute e il regime carcerario. Condannato a 23 anni, dopo una lunga battaglia giudiziaria, portata avanti dall’avvocato Paolo Maci, è riuscito a dimostrare la gravità della sua malattia che rischiava di procurargli una dialisi permanente.
Da qualche mese il Tribunale di Lecce ha concesso a Giuseppe Martena, 37 anni di Squinzano, di poter lavorare insieme al padre e vendere frutta e verdura , nel terreno agricolo dove viene prodotta, dalle 7 alle 15.
Questa mattina, con prontezza di riflessi ed un’esperienza in tecniche di primo soccorso acquisite durante le sue quasi giornaliere visite in ospedale, ha salvato la vita ad una sua cliente, una donna di 58 anni colpita da un ictus proprio mentre mentre acquistava la verdura. Si è accorto, solo osservandola, che qualcosa non andava. La donna ha iniziato a perdere a poco a poco la capacità di muoversi, poi è svenuta.
Giuseppe non si sarebbe potuto allontanare dal luogo di lavoro, ma ha capito la gravità della situazione, l’ha messa in auto e di corsa ha raggiunto casa sua, dove ha allertato tutti i parenti e ha chiamato il 118. Nel frattempo le ha prestato i primi soccorsi, riuscendo a farla respirare, facendole degli impacchi d’acqua in fronte, salvandole di fatto la vita, a detta degli stessi soccorritori.
La signora ora è in ospedale, e i suoi parenti, ad un ad uno, hanno ringraziato giuseppe, che in carcere c’è stato da quando aveva 19 anni, condannato per omicidio in concorso, quello di Antonio Albanese di Torchiarolo. Un difficile percorso di reinserimento in società quello di Giuseppe. La gente lo guarda ancora con sospetto, ci dice la moglie, che ci ha raccontato questo episodio. E invece lui è cambiato, è una persona diversa. Speriamo che questo gesto possa aiutarlo ad una totale riabilitazione, per ricominciare una vita tutta nuova.
