MARTANO- Ce l’aveva messa tutta per cambiare vita. E ce l’aveva fatta, a colpi di decespugliatore e penna, lavoretti onesti per guadagnarsi da vivere e una passione per la scrittura sfociata in un libro autobiografico, “Neve a giugno”, raccontato ai ragazzi, in tante scuole del Salento. Non è bastato: Andrea Bufano è tornato in carcere tre giorni fa. Dopo 14 anni, la giustizia gli ha presentato il conto, atteso sì, ma più salato del previsto: invece di 18 mesi, dovrà scontare un residuo di pena di tre anni, un mese e 17 giorni, pagare una multa da 15.423,04 euro e con una interdizione ai pubblici uffici perpetua e legale durante la pena.
I carabinieri della stazione di Martano hanno tratto in arresto il 38enne venerdì pomeriggio, in ottemperanza a un provvedimento di esecuzione partito da Bologna e che scaturisce da un cumulo di pene per condanne per cinque rapine e spaccio di sostanze stupefacenti, episodi “accertati in Puglia, Marche ed Emilia Romagna durante il periodo 2000 – 2007”.
Oltre la cronaca, però, c’è anche il caso giudiziario e umano. Lo aveva raccontato lo stesso Andrea Bufano ai nostri microfoni agli inizi di novembre: che cosa accade se i tribunali si pronunciano con un ritardo di tanti anni? Accade che si torna dietro le sbarre dopo essere già stato “rieducato”, dopo un riscatto conquistato con grande umiltà. Ha commesso errori, Andrea, certo, lo ha ammesso: cinque rapine messe a segno nel Riminese e per le quali lui ha già pagato, in parte, il conto con carcere, domiciliari, servizi sociali, tra il 2001 e il 2008. Nel 2005, è finito nuovamente in carcere per possesso di cocaina. Scarcerato grazie all’indulto. È da allora che ha voltato definitivamente pagina.
Nel 2013 è stato ingiustamente arrestato dopo gli scontri di Lecce-Carpi con l’accusa di minacce e resistenza aggravata a pubblico ufficiale. È stato assolto, ma ora pesa l’invasione di campo. Né i domiciliari né l’affidamento ai servizi sociali sono stati concessi a Bufano, perché c’è un reato ostativo che è la rapina aggravata e perché il cumulo di pena è superiore ai tre anni. Dopo il 13 gennaio, scatteranno i termini per chiedere la misura sostitutiva a quella del carcere.