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Il Lecce prova a lasciarsi alle spalle le negatività

LECCE (di M.Cassone) – Una vittoria da serie C, una vittoria arrivata col cuore e con la testa, una vittoria che serviva per continuare a lavorare sereni cercando di ritornare in pista. Piero Braglia arriva e seppur dichiari, alla vigilia, di non voler stravolgere nulla, cambia tutta la linea difensiva e rimodula lo schema dal 4-3-1-2 di Asta a un semplice ma efficace 4-4-2, per poi finire la gara difendendo con quasi tutti gli effettivi ma con una retroguardia a 5. Tanti numeri che per spiegare la gara del Lecce di ieri, vinta contro l’Ischia di Bitetto, servono a poco, perché ieri ha vinto la voglia di ricominciare condita da un pizzico di fortuna che non c’era mai stata in questo inizio di stagione.

Il risultato finale è di uno a zero, striminzito secondo gli esteti del calcio, immenso per chi ha capito che il Lecce gioca per il quarto anno consecutivo in Lega Pro, o meglio possiamo chiamarla serie C per essere un po’ nostalgici.

Liberatorio è stato l’urlo di capitan Romeo Papini dopo aver visto il pallone gonfiare la rete difesa da Iuliano; un grido da leone, nella tana dei lupi, sotto la sua curva, incommensurabile curva.  Ancora una volta la Nord è stata di uno splendore unico, difficilmente imitabile.

E poi è arrivato lui, super Pippo Perucchini che ha tolto le regnatele dagli angoli più bui e ha scacciato via la malasorte.

Poteva finire anche in pareggio ma il Lecce ha vinto perché si è chiuso a riccio su se stesso lasciando ammirare l’eleganza dei propri aculei.

La Curva Nord
Curva Nord

Vero è, però, che questa squadra deve ancora lavorare molto per poter dire di essere competitiva e puntare alla promozione. Curiale è apparso lontano dalla forma migliore e l’intesa con Moscardelli non c’è ancora; impossibile non notare che la manovra il più delle volte è macchinosa, lenta e le idee sono farraginose facendo propendere per le soluzioni più cervellotiche invece di giocare semplice e cercare il compagno più vicino o meglio piazzato. Ci vuole tempo, è ovvio, ma dopo il terremoto e l’implosione avvenuta a Foggia, era quasi impossibile sperare di vedere una squadra come quella ammirata nel primo tempo, che ha costruito una mole di gioco enorme, per poi calare nella seconda frazione.

Non sappiamo cosa abbia detto Braglia ai suoi calciatori, anche se immaginiamo quello che ha chiesto: sudore, fatica e semplicità.

Ci vuole tempo ma è più semplice lavorare dopo una vittoria per uno a zero, invece di farlo dopo una sconfitta “atroce” con quatto gol di scarto.

Questo Lecce sta provando con tutte le forze a lasciarsi alle spalle le negatività… questa è la sensazione provata dopo l’urlo di Papini.

 

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