LUCUGNANO- “Il modello culturale di riferimento per la gestione di Palazzo Comi c’è ed è la Sangiovesa di Sant’Arcangelo, la più bella invenzione di Tonino Guerra, un luogo che è ristorante, ma anche poesia, cinema, teatro”. Parola di Vittorio Sgarbi, il critico d’arte più noto d’Italia, profondo conoscitore della casa e della storia del poeta di Lucugnano. Ha letto a fondo il bando della Provincia di Lecce, che “ha un merito – dice – vale a dire legare al circolo cittadino, tradizionalmente luogo di lettura, Palazzo Comi, che rischierebbe altrimenti l’isolamento”. Ma avverte: il nodo della questione non è nel bando, ma nella scelta del futuro gestore della casa della poesia salentina.
Sgarbi cita l’esperienza del Fai, di Slow Food, di Farinetti: rendere un luogo diverso da un museo o da un archivio, vivo, perché “la pura museificazione determina l’effetto di un generale disinteresse per Comi”. “Non trovo dissacratorio quanto può uscirne, ma molto dipende dalla capacità della commissione di valutare proposte e trovarne una che, garantendosi un beneficio nell’elasticità del bando, sia anche culturalmente attrezzata per non fare danni”.
Accanto al bando, dunque, dovrebbero essere o avrebbero dovuto essere fatte delle chiamate a chi ha portato avanti con successo esperienze che tengono insieme cibo e arte, economia e cultura. Sulla discrezionalità lasciata all’aggiudicatario anche nella gestione del fondo bibliotecario storico, aggiunge: “la discrezionalità è comunque sempre a partire dal vincolo. È sempre bene specificarlo in un bando, ma è implicito”.
“Le preoccupazioni degli attivisti sono legittime e tanto deriva anche dall’ordine di raccomandazione – conclude Sgarbi – che faccia capire che l’ a priori è la conservazione, la tutela del vincolo”.