LECCE- Parte dal Salento la strigliata indirizzata alla ministra della Salute, Beatrice Lorenzin: “l’istituzione, a nostro avviso, non fa abbastanza per inquadrare l’emergenza cancro al seno nella prospettiva delle azioni di riduzione e per evitare la malattia”. A scriverlo, in una lettera inviata alla Ministra lo scorso 25 settembre, sono le donne che di carcinoma mammario si sono ammalate e che compongono la consulta femminile provinciale della Lilt.
Una missiva densa, firmata da chi “sta attraversando la fatica delle cure, dei controlli e tutte le conseguenze che la malattia comporta e lascia”. La domanda fondamentale è: “perché oggi ci si ammala così frequentemente e si muore come venti anni fa?” e “Perché sempre più donne giovani e giovanissime si ammalano e perdono la vita nonostante gli avanzamenti diagnostici e le moderne cure”?. I dati sono pesanti: l’incidenza è di una donna su otto, 48.200 sono state colpite nel 2014.
“Per sentire le istituzioni vicine e per risparmiare ad altre donne quello che noi stiamo vivendo – scrivono le salentine – vorremmo un piano strategico di azione mirato alle cause che, la scienza informa, sorpassano le singole scelte individuali concernenti gli stili e le abitudini comportamentali”. I perché risiedono nell’ambiente che si ha intorno, nei veleni e nelle esposizioni e contaminazioni che nell’organismo gettano le basi per le patologie.
Parola d’ordine, dunque, prevenzione primaria, perché quando si arriva a diagnosticare un cancro è già una sconfitta. “L’istituzione ad oggi concentra i suoi sforzi e impegna le sue risorse per promuovere l’anticipazione diagnostica e migliorare l’assistenza – denunciano le donne della consulta – e in questo ci sentiamo non comprese e vediamo lo svilimento delle nostre storie di malattia: non è abbastanza curare, vogliamo non ammalarci, perché il cancro al seno stravolge l’esistenza per sempre”.