LECCE- Hanno tolto le scarpe. A piedi nudi sui basoli, da Porta Napoli fino al cuore della città, perché quando bisogna camminare non c’è ostacolo che tenga, specie quando è quel cammino l’unica strada, altra non ce n’è e c’è da conquistare la dignità della vita. A piedi nudi, come i migranti. Sentendo addosso tutti gli spigoli che hanno molto a che fare con il razzismo strisciante, con la diffidenza fiorente, con l’ignoranza che quello di migrare è un diritto inalienabile.
A Lecce, è servita a ricordare tutto ciò la marcia delle donne e degli uomini scalzi. È stata una delle sessanta città italiane che hanno raccolto l’appello arrivato da Venezia.
“Grazie a coloro che hanno impiegato un po’ del loro tempo per marciare con chi fugge da guerre e persecuzioni, per chiedere corridoi umanitari di fuga e il diritto di asilo europeo. Esiste un’umanità migliore di quella che ci rendono le cronache di questi giorni, che ha iniziato a marciare e non si fermerà!”, ha detto Anna Caputo, presidente dell’Arci che ha voluto la manifestazione anche nel Salento.
In centinaia si sono dati appuntamento venerdì pomeriggio, per ribadire che “Nessun uomo è illegale” e che “Qui nessuno è straniero”, che la solidarietà e i diritti sono la stella polare di una comunità come quella europea.
Negli occhi ci sono ancora le scene durissime dei barconi alla deriva nel Mediterraneo, delle tensioni a Lesbo, dei siriani, afghani, iracheni in coda lungo i binari, a risalire i Balcani, e poi fermi per una settimana a Budapest, e poi accolti in Austria e Germania. Ma ci sono anche i muri che continuano a sorgere in Ungheria e la vergogna di centri di restrizione dei profughi. Immagini contemporanee, a colori, non di 70 anni fa. E contro cui anche il Salento degli attivisti e delle amministrazioni sensibili si ribella.