Cronaca

Liste d’attesa: lettera aperta e risposta del direttore Asl

LECCE- Liste d’attesa, una “situazione scandalosa”. È la denuncia che arriva da Gigi Pedone, ex presidente Confartigianato e militante del PD, in una lettera aperta indirizzata al direttore generale della Asl di Lecce Giovanni Gorgoni.

“Sono stato costretto a fare una sorta di via crucis per ottenere la prenotazione di una mammografia per una donna anziana”. In sintesi, dopo mezz’ora di tentativi poiché il numero era occupato, una signora con fare molto cortese gli ha chiesto di cosa avesse bisogno. “Ho chiarito subito che telefonavo per conto di una donna anziana che aveva necessità di prenotare una mammografia e che aveva avuto difficoltà a prenotarla tramite la sua farmacia. La mia interlocutrice ci ha tenuto a precisare subito che se non si trattava di un caso urgente, attestato da un medico, la mammografia non si sarebbe potuta fare prima del 2016”.

“Dopo aver consultato il sito web dell’Asl ho telefonato alla sua segreteria. Alla signora che mi ha risposto ho spiegato i motivi della mia richiesta e dello sconcerto presente in me sia per il ritardo, inconcepibile, con il quale risponde il Cup a causa delle poche linee telefoniche a disposizione, sia per il tempo inaudito nel quale si sarebbe potuta eseguire la mammografia. Nonostante ciò, l’interlocutrice, mi dice: “ e per questi motivi lei pretenderebbe di parlare con il direttore generale?” Pur essendo già infastidito dalla riposta, ho respirato profondamente per non perdere la calma e pregando la signora di ripetere le cose dette perché non le avevo ben percepite. E la signora, ancora più meravigliata della prima domanda, mi ha risposto, dicendo: “non è possibile che le passi il direttore anche perché è impegnato in una riunione, le posso solo dire, se mi lascia un suo recapito telefonico, che la farò chiamare da un dirigente” e ha aggiunto: “Il direttore non la chiamerà sicuramente” . E così è stato!  Se avessi potuto parlarle le avrei – sommessamente – suggerito che riducendo di una sola unità gli addetti alla sua segreteria, con il relativo costo annuale, si potrebbero attivare al Cup altre due linee telefoniche, per esempio. E per quanto attiene alla riduzione dei tempi delle liste di attesa, prima di tutto le avrei fatto presente che sarebbe già un fatto importante se venissero rispettati pienamente gli orari nei quali si esegue la mammografia, poiché non poche volte i pazienti sarebbero costretti ad aspettare oltre mezzora per l’avvio del servizio che verrebbe terminato – a volte – prima dell’orario fissato.

Ma le liste d’attesa, ad esempio, si potrebbero ridurre con un servizio funzionante almeno 18 ore su 24, visto che la strumentazione utilizzata, come avviene in altre realtà d’Italia, sopporta simili carichi di lavoro. Concludo, con un’altra banale domanda: ma è ammissibile che la struttura pubblica effettui ( se sono vere le cose che mi sono state riferite) in tempi rapidissimi le stesse prestazioni, se si va a pagamento? Mi chiedo: che servizio universale è mai questo?”

Il direttore Gorgoni risponde: “Le domande e le rimostranze di Gigi Pedone sono tutte sacrosante e non posso non chiedere scusa.Scuse rivolte prima di tutto alla signora (anziana…) che già per disagi di età e – forse – in ben altri guai occupata rimane vittima dei nostri meccanismi burocratici che danno al tempo (i mesi di attesa…) un peso non coerente con quello delle fasce più deboli degli assistiti. Sulle liste di attesa si è scritto e si è detto tanto e non ho la velleità di abbatterle del tutto. Si tratta di un discorso molto articolato e complesso che neanche regioni e paesi più attrezzati finanziariamente hanno risolto del tutto. Garantire tutto a tutti con mezzi e risorse limitati è arduo, anche se è un principio di civiltà che pochi paesi al mondo ancora hanno e che va difeso a tutti i costi. Ricordo che sono tanti i paesi a noi vicini e da non imitare in cui il bene salute si paga salatissimo.Se poi nel ‘tutto a tutti’ c’è anche una quota di prestazioni inutili o difensive il compito diventa qualche volta proibitivo.Personalmente mi accontenterei di far avere la prestazione sanitaria in tempi rapidi a chi ne ha un bisogno reale, immediato ed economicamente sostenibile. Con la consapevolezza che qualcun altro (chi può?) rimarrà fuori ma almeno è un discorso onesto. In questa direzione si sta muovendo lo stesso Ministero e anche la mia Azienda, anche se con molta fatica.Scuse doverose vanno rivolte allo stesso sig. Pedone per il freddo protocollo ricevuto al telefono dalla mia segreteria. Il sig. Pedone ha ragione su diversi punti ma su uno in particolare: non l’avrei chiamato.Ma non per disinteresse o noncuranza ma perché l’agenda da troppo tempo me la faccio dettare (ed è solo colpa mia, intendiamoci…) dalle false (e strumentali) urgenze che in molti casi prendono i contorni di ‘avvertimenti’ e dalle istanze (tutte respinte…) dei ‘tengofamiglia’ e dei ‘tengonamico’. Un’altra porzione di tempo se ne va dietro i grandi temi per cui sono pagato e valutato e per la mia quota di dazio burocratico: le firme e le carte. Ma, ripeto, è colpa mia. E mi spiego.Due sono i tipi di scelte sulle quali un manager di sanità non verrà mai chiamato a rispondere per spreco o leggerezza: gli investimenti in sicurezza perché non sono mai eccessivi e gli investimenti in ascolto perché non sono mai vani.Sui primi posso documentare spese anche cospicue e altre ne verranno; sui secondi posso riferire circostanze frequenti di colloquio con gli assistiti e visite a casa, oltre al contatto diretto tramite i social. E in quest’ultimo caso sono stati più i vantaggi che ne ho tratto io che l’utilità che ho potuto trasferire al mio interlocutore.Ma, come ho detto, il tempo e il denaro speso su queste dimensioni non è mai troppo. Certo, potrei fare l’opportunista cinico e attenermi ai soli obiettivi contrattuali: avrei voti altissimi e incarico al riparo da rescissione anzi tempo. Ma non avrei onorato il mestiere che faccio da tempo, che mi piace e che, a qualunque livello e qualifica si faccia, richiede che oltre alle competenze tecniche (remunerate con lo stipendio) si aggiunga sempre e gratuitamente spirito di servizio e missione.Il tempo per l’ascolto non è mai troppo, dicevo, ma il tempo in se è un’entità comunque finita come le agende ambulatoriali e, visto che siamo in epoca di tagli, sig. Gigi, assumo con Lei un impegno: le due giornate a settimana dedicate a ‘tengofamiglia’ e ‘tengonamico’ le restituisco ai cittadini.Non riuscirò comunque ad ascoltare sempre tutti ma avremo entrambi la certezza che lavoro per i miei veri datori di lavoro”.

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