Cronaca

Il Deposito Nazionale Scorie Nucleari si allontana da Nardò: più probabile la Sicilia

NARDO’- Si allontana sempre di più dal Salento l’incubo del deposito nazionale di rifiuti radioattivi. La certezza ancora non c’è, arriverà nelle prossime settimane, ma indiscrezioni molto accreditate riportano la Sicilia e le sue saline come il luogo in cui molto più probabilmente saranno ospitati 90 mila metri cubi di scorie nucleari italiane.
Inizia a sperare Nardò: a più riprese, è stata indicata la campagna dell’Arneo come uno dei luoghi più consoni per essere candidato, a causa di una vasta depressione a nord dell’abitato, al confine con la provincia di Taranto. Lì il rischio sismico rilevato sarebbe molto basso, poiché la dolina poggerebbe su una lente d’acqua in grado di attutire eventuali scosse telluriche.

Che il bacino tra Nardò, Manduria e Avetrana fosse tra i papabili era noto: l’allarme venne rilanciato nel 2008 da Grazia Francescato, responsabile nazionale dei Verdì, dopo che l’ingegner Raffaello De Felice, ultimo responsabile del settore «Impianti nucleari» dell’Enel, rivelò l’esistenza di questa possibilità.

Il fiato, ad ogni modo, resta sospeso: fra qualche settimana sarà resa pubblica la Carta nazionale delle aree potenzialmente idonee, stilata dalla Sogin, la società che si occupa dello smantellamento degli impianti nucleari italiani. Il martellamento con spot in tv è già iniziato a fine luglio. Stando alle indiscrezioni diffuse da Giuseppe Regalbuto, presidente della commissione Miniere dismesse dell’Unione regionale province siciliane, la scelta potrebbe ricadere su una ex miniera di salgemma, nei pressi del comune di Agira, nell’Ennese.

Per il Salento una paura che inizia ad affievolirsi ma che non si spegne: in base alle linee guida consegnate da Ispra a Sogin, si procederà per esclusione. No ad aree vulcaniche, a località oltre 700 metri sul livello del mare o ad una distanza inferiore a 5 chilometri dalla costa; no alle zone a sismicità elevata, a rischio frane o inondazioni e le “fasce fluviali”, dove c’è una pendenza maggiore del 10%. Escluse inoltre anche le aree naturali protette, quelle che non siano ad adeguata distanza dai centri abitati e quelle a distanza inferiore di un chilometro da autostrade,  strade extraurbane e ferrovie. Sono caratteristiche che l’Arneo avrebbe: per questo il rischio di una Scanzano-bis resta sullo sfondo, almeno fino a settembre.

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