CronacaEconomia

Nuova tegola su Filanto: Corte dei Conti fa sequestrare beni per 4,5 milioni di euro

CASARANO- 29 fabbricati, 15 terreni e 29 conti correnti bancari e postali, tutti finiti sotto chiave. La nuova tegola sul gruppo Filanto di Casarano vale 4,5 milioni di euro. A tanto ammonta il valore dei beni a cui hanno apposto i sigilli i finanzieri del Nucleo di Polizia tributaria di Bari. Hanno eseguito in mattinata il sequestro conservativo disposto dal presidente della Sezione giurisdizionale della Corte dei Conti di Bari, Framcesco Lorusso, su richiesta della relativa Procura regionale. Destinatari del provvedimento sono cinque società insieme ad otto persone. A tutti i coinvolti è stata notificata anche una diffida al pagamento delle somme dovute – oltre a interessi e rivalutazione monetaria – e un invito a dedurre nell’udienza che è fissata per fine luglio. Benché la matrice sia la stessa, l’operazione Old Machine, quello attuale è un procedimento diverso, parallelo, rispetto a quello penale che, nel marzo 2013, portò al sequestro di beni per 10,5 milioni di euro, quella volta disposto dal gip del Tribunale di Lecce su richiesta del pm Antonio Negro.

Ne è però il naturale sviluppo contabile, finito al vaglio degli inquirenti della Corte dei conti poiché, per una tranche, attiene alla gestione di soldi pubblici da parte di privati, che in questi casi vestono i panni di pubblici ufficiali. Sotto la lente, in questo caso, infatti, non sono finiti i sei milioni di euro che il gruppo calzaturiero avrebbe indebitamente intascato come sgravi contributivi non dovuti per l’assunzione di personale, ma i 4,5 milioni di euro assegnati dalla Regione Puglia al Consorzio produttori salentini calzature di Casarano sotto forma di contributi di natura comunitaria destinati alla realizzazione di nuovi impianti produttivi (Por Puglia 2000/2006, misura 4.1, azione d) Pia” (Pacchetti integrati di agevolazioni).

Ecco perché il valore del sequestro è differente. Stavolta, viene definito ‘ante causam’, quale garanzia patrimoniale nei confronti dell’Erario.

Le indagini penali, avviate nel 2009, hanno portato, il 9 giugno 2014, al rinvio a giudizio, disposto dal gup Carlo Cazzella, per Sergio Antonio Filograna, presidente del Consiglio di amministrazione della Filanto spa; sua sorella Maria Antonietta Filograna, tra i legali rappresentanti del Consorzio; Antonio Filograna, legale rappresentante della Tecnosuole; l’ex consigliere provinciale Gabriele Caputo, legale rappresentante della Iris Sud; Anna Lupo, legale rappresentante del Tomaificio Zodiaco; Antonia Montedoro, a capo della Italiana Pellami e per i legali rappresentanti che si sono succeduti alla Iris, Giuseppe Baiardo e Silvia Perico. 

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