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Lecce, spettro promozione

LECCE-  Dopo la conferma del disimpegno di Savino Tesoro si potrebbero aprire diversi scenari per l’Unione sportiva Lecce. Quello che si augura la tifoseria leccese è che qualcuno bussi alla porta di Savino tesoro per discutere del passaggio di proprietà, ma finora come ha confermato il patron giallorosso ci sono stati due contatti, uno con Massimo Ferrero, l’altro con Lippolis, il legale salentino che rappresenta un imprenditore laziale. Il presidente Tesoro sembra essere rimasto deluso dall’approccio avuto dal patron della Samp spaventato dai conti della società leccese. 

Sul quadro economico è stato abbastanza chiaro lo stesso Tesoro affermando che il Lecce ha debiti per 4 milioni 200 mila euro e crediti per 3 milioni 670 mila euro. Il costo aziendale dell’attuale parco calciatori ammonta o ammonterebbe a circa 2 milioni di euro contro i 16 che Tesoro dovette affrontare (in toto o in parte) nel suo primo anno di gestione.

Sulla cordata di imprenditori leccesi ha avuto parecchio da dire. A loro ha chiesto di dimostrare di essere in grado di presentare una fidejussione di 2 milioni di euro. Sul resto Tesoro si è detto pronto ad azzerare tutto, o quasi. Non è esclusa una mossa, nei prossimi giorni, da parte di Ingrosso, Fatano, del consigliere provinciale Tundo e altri soggetti disponibili a far parte della futura compagine societaria. Lo stesso Ingrosso ha dichiarato giorni fa che per la parte tecnica non sarebbe da escludere una partecipazione dell’ex diesse Pantaleo Corvino e del figlio Romualdo. Ma non sarebbero i soli a poter contribuire alla causa Lecce. Ad ogni modo bisogna prima porre le basi per poter ripartire.

Farlo dalla Lega Pro significherebbe avere un confronto immediato con Tesoro, il quale si è detto disposto a favorire il passaggio. Subentrare in altro modo vorrebbe dire rilevare la società da un campionato regionale, al quale Tesoro provvederà a iscrivere la società se non dovesse arrivare alcuna soluzione entro il 30 giugno. Tesoro tuttavia è scettico sulla possibilità di un subentro da parte di imprenditori locali. E sarebbe la conferma della crisi che vive un territorio di un milione di abitanti e il suo tessuto economico.

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