Cronaca

Xylella: ecco gli effetti della cura israeliana sugli ulivi

GALATONE- In mattinata siamo stati in compagnia del prof. Marco Scortichini, batteriologo specialista, direttore del Cra-Centro di ricerca per la Frutticoltura di Caserta, in un uliveto salentino, colpito da Xylella.  La differenza tra gli ulivi malati sottoposti alla “cura” e quelli non trattati è, in verità, evidente. Ma quello che balza di più agli occhi è lo stato dell’ulivo trattato prima e dopo il trattamento.
Il prodotto in questione viene irrorato sulla pianta malata, colpita cioè dal disseccamento rapido, causato dal batterio “Xylella fastidiosa”, a sua volta inoculato nell’albero da un insetto piccolissimo: la sputacchina.

Il composto brevettato in Israele e che ha dato una buona risposta nella sperimentazione portata avanti da Scortichini sul kiwi, è a base di rame e microelementi ed è ammesso in agricoltura biologica. Agisce come un fertilizzante. La pianta viene irrorata utilizzando una lancia che spara il composto a 10 atmosfere, ed il prodotto agisce su due fronti: uccide il batterio e rafforza le difese immunitarie dell’albero. In questo uliveto 15 alberi sono trattati e 15 no. È bene evidenziare che, per la sperimentazione, sono stati scelti gli esemplari che stavano “peggio”.

Questo, ad esempio, secondo Scortichini è irrecuperabile, ma la cura continua comunque. Stando a quanto appurato dagli esperti, con il trattamento non solo la malattia sembra bloccarsi, non andare avanti, ma le piante stanno rivegetando. Nessun facile entusiasmo, però. La sperimentazione è solo all’inizio, come sottolinea lo stesso Scortichini. Lui è il proprietario di questo uliveto.

I primi dati, i primi risultati veri saranno raccolti a fine giugno. L’intera sperimentazione si concluderà a fine anno. Si spera possa davvero rappresentare una strada contro abbattimenti ed eradicazioni.

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