LECCE- In silenzio, coperti come i cadaveri di chi non ce l’ha fatta ed ha trovato nel Mediterraneo una tomba. Un’immagine choccante è andata in scena nella centralissima via XXV Luglio, davanti alla prefettura di Lecce.
Sono ragazzi che, invece, ce l’hanno fatta, ma che nella tragedia del naufragio di sabato, hanno perso degli amici. Storie di vita o di morte, è solo la fortuna a decidere. Ebrima racconta la sua: nel 2013 partì dal Ghambia, nell’Africa SubSahariana, diretto in Italia. Ma la sosta in Libia fu quasi letale. Fu costretto a restarci, in condizioni disumane, per 5 mesi. Poi ripartì: sulla barca erano in 130. Ed è proprio in Libia che, secondo lui, va cercato il problema.
E’ l’Arci ad aver organizzato il flash mob, nella convinzione che debba darsi da fare l’Italia, in attesa che si muova l’Europa. E’stato uno choc per tutti, ma per chi ha fatto quello stesso viaggio di più, la notizia dei quasi 800 morti in mare. Perché -dice Ebrima- tra loro potevo esserci io”.