LECCE- E’ considerata la pianta del futuro prossimo, ma viene dal passato remoto: per il secondo anno consecutivo, nel Leccese è stata reintrodotta la canapa, coltivazione scomparsa da decenni a causa, da un lato, della supremazia dei derivati del petrolio e, dall’altro, l’inclinazione al proibizionismo che ha travolto anche la pianta senza il principio proprio dei cannabinoidi. Si riparte, dunque, da dove la storia si è interrotta. E lo si fa da Castiglione d’Otranto, dove in questi giorni è in corso la semina sui terreni incolti e ceduti in comodato d’uso gratuito all’associazione Casa delle Agriculture Tullia e Gino.
Aspettative tante per i diversi impieghi che la canapa può avere: quello alimentare, con le farine e l’olio che hanno proprietà nutrizionali eccezionali essendo ricchi di omega 3 e omega 6; quello tessile con il recupero del canapulo; poi la bioedilizia e la rigenerazione dei terreni inquinati, grazie alle radici profonde con cui la pianta trattiene i metalli pesanti.
Nella frazione di Andrano, si è iniziato domenica a mettere a dimora i semi, nella giornata di semina collettiva “Ritorno al futuro”, quest’anno voluta per celebrare la giornata mondiale delle lotte contadine. Un rito della terra e della condivisione, una festa rurale che coinvolge esperienze diverse, come quella dei migranti accolti nel centro di accoglienza di Castiglione e dei disabili della cooperativa l’Adelfia.
È un tassello, anche, quello della canapa, all’interno del percorso più ampio del Parco comune dei frutti minori, nato dal basso, un anno fa, per ridare dignità ai tratturi e vita ai campi incolti, attraverso piantumazione di alberi da frutti scomparsi e semina di cereali, leguminose e pomodori. Tutto, sempre, con metodi naturali.
