LECCE- Hanno riempito Piazza Sant’Oronzo già nel primissimo pomeriggio. Hanno portato con loro ramoscelli d’ulivo e voglia di far sapere che sono pronti a difendere gli ulivi, non solo dal disseccamento rapido, ma anche da misure obbligatorie che impongono l’eradicazione degli alberi infetti e l’utilizzo di insetticidi, “senza certezza né trasparenza”. Sono stati in migliaia i cittadini che hanno partecipato alla chiamata a raccolta organizzata, su impulso dello scrittore Pino Aprile e del cantante Nando Popu, dal Csv e dalle associazioni Spazi Popolari, Peacelink, Lilt, Forum Ambiente e salute e Casa delle Agriculture Tullia e Gino, con l’adesione di decine di altre realtà.
Un popolo multiforme, unito dallo stesso filo rosso: “non c’è spazio per la rassegnazione”. Ad aprire la manifestazione è stata la “non benedizione” dei ramoscelli da parte di don Raffaele Bruno. Poi, si sono alternati gli interventi: agronomi, medici, imprenditori, esperienze dal basso.
La consapevolezza appare matura: si rivendica di voler prender parte alle scelte che si faranno; si contestano le modalità con le quali è stata portata avanti la ricerca finora, non aperta alle esperienze di altri centri né a competenze multidisciplinari; si punta il dito contro quello che sarebbe stato raccontato a Bruxelles, come ha testimoniato Antonia Battaglia, responsabile Ue di Peacelink.
Si fa presto a chiamarli “santoni”. C’è chi da un anno e mezzo ha affondato le mani nella terra e provato a salvare il salvabile. “Esperienza ignorata? E perché?”.
Dalla medicina ad un’altra agronomia, c’è spazio anche per la controproposta: “Tenere in considerazione tutti, allargare lo sguardo, perché si sta parlando della vita di un intero territorio”.