Cronaca

Scafi in mare e banchetti per strada, torna il vecchio contrabbando di sigarette

LECCE- Come l’Araba fenice, il contrabbando di sigarette nel Salento, nel suo vecchio stile, è risorto. Riprende rotte e modalità che si pensavano definitivamente abbandonate tra il 1999 e il 2000. La spia sono stati quei banchetti per la “minuta vendita” che a Brindisi come a Taranto hanno ricominciato a segnare il déjà vu, nel biennio 2011-2012. Ma la differenza rispetto al passato c’è e la fa la merce: non più sigarette delle solite multinazionali, da Marlboro a Philip Morris, ma italianissime, le Yesmoke, destinate al mercato dell’Est europeo, regolarmente spedite ai Paesi acquirenti senza contrassegno dei Monopoli di Stato e poi di nuovo trasportate in Italia clandestinamente, grazie al ruolo della criminalità organizzata. A lanciare l’allarme è stato direttamente il procuratore capo di Lecce, Cataldo Motta, nella relazione sulle attività della Dda nel primo semestre 2014. 

Uno spaccato che fa riavvolgere il nastro, a prima di quell’operazione Primavera che ha segnato lo spartiacque, nel 2000, disarticolando i tentacoli di quella mafia che aveva reso Brindisi la Marlboro City d’Italia. A confermare la ripresa “non episodica” sono, come scrive Motta, le indagini in corso che “danno riscontro all’ipotesi di traffici contrabbandieri con le vecchie modalità e con carattere di stabilità”, oltre ai sequestri continui di alcune decine di chili di sigarette occultati nei camion traghettati sulle navi provenienti dalla Grecia.

Una storia che si era spezzata nel 1999 da un lato con la guerra in Kosovo, Serbia e Montenegro, dall’altro con l’accordo che l’Italia firmò con quest’ultimo Paese per l’espulsione dei latitanti della Scu.

Il porto montenegrino di Bar, dopo l’embargo che non consentiva più commercio e stoccaggio lì, smise di essere base di partenza. La rotta, da allora, si è spostata sulla via turco-greca, con basi operative nelle isole elleniche e facendo ricorso alle cosiddette navi-madri fatte stazionare in alto mare, nello Ionio meridionale. Gli scafi, invece, sono stati riciclati per il trasporto di migranti.

Da allora si è sviluppato quello che è definito “contrabbando intraispettivo, consistente nel trasporto di sigarette occultate da carichi di copertura”, in genere a bordo di tir imbarcati sui traghetti o via terra, al Nord. Ma da tre anni, si diceva, i banchetti tornano a fare capolino per strada e la Finanza ha ricominciato a sequestrare motoscafi e sigarette trasportate via mare dalle coste dei Paesi dirimpettai. Il culmine sono stati i 40 arresti nel settembre 2013, nell’operazione Sveti Nikola: il nome, non a caso, deriva dall’isola dove l’organizzazione aveva posto la propria base, di nuovo in Montenegro. E non pare sia ancora finita.

Tiziana Colluto

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